Tofana di Rozes/Terzo Spigolo - Via Alverà/Pompanin

 
Zona montuosa Dolomiti - Gruppo delle Tofane Località di partenza Rifugio Dibona - Località Cian Zopè (BL)
Quota partenza 2037 Mt. Quota di arrivo 2880 Mt.
Dislivello totale

+253 Mt. per l'attacco
+590 Mt. la via (750 lo sviluppo)

Sentieri utilizzati n. 403, 442, 404
Ore di salita 50' per l'attacco
7 h. la via
Ore di discesa 1 h.
Esposizione Sud Giudizio sull'ascensione Ottima
Data di uscita 11/07/2008 Difficoltà IV+, V
Sass Balòss presenti
Luca, Bertoldo.
Condizioni climatiche, dei sentieri e della roccia

Giornata incerta, durante la salita sono anche scappate delle gocce d'acqua ma per fortuna il temporale è stato lontano da noi. I sentieri che si percorrono durante l'avvicinamento sono evidenti e ben segnalati. La prima parte del sentiero di discesa richiede particolare attenzione per via di una cengia notevolmente esposta. La roccia in via è ottima.

Eventuali pericoli

Soliti da arrampicata in ambiente.

Presenza di acqua
E' possibile reperire acqua al rifugio Dibona.
Punti di appoggio
Rifugio Dibona e rifugio Giussani.
Materiale necessario oltre al tradizionale

Normale dotazione alpinistica. Portare qualche cordino per le clessidre e friends di diverse misure.

Caratteristiche dell'arrampicata

Descrizione generale
Con questa salita abbiamo completato il "Trittico" della Tofana di Rozes ovvero i suoi tre spigoli più belli e conosciuti. L'apertura di questo itinerario fu fatta l'11 agosto del 1946 per opera di Ugo Pompanin detto "Baa" e Albino Alverà detto "Boni" che pochi giorni prima, il 4 agosto avevano vinto il
Primo Spigolo. Si tratta di una via di notevole sviluppo che saprà regalare al ripetitore soddisfazione. Noi siamo riusciti a salire questa linea al terzo tentativo perché il meteo ci ha sempre ostacolato (la seconda volta avevamo percorso 3 lunghezze di corda prima che si scatenasse un diluvio universale). Chiunque decida di ripeterla sappia che è bene farlo dopo 3-4 giorni di sole in quanto ci sono lunghezze che è facile trovare bagnate.
Attacco, descrizione della via
Da Cortina d'Ampezzo si sale la strada statale 48 che conduce al Passo Falzarego fino ad imboccare la strada (inizialmente asfaltata, poi sterrata) che conduce al rifugio Dibona dov'è possibile parcheggiare. Da qui s'imbocca il sentiero n. 403 (strada sterrata) che sale al rifugio Giussani. Raggiunta la stazione della teleferica si abbandona il sentiero 403 e s'imbocca il 442 in direzione della Ferrata Lipella. Una volta raggiunta la base della parete s'incontra il sentiero 404. Qui una scritta su di un masso indica la deviazione per la "Grotta della Tofana". Seguirla risalendo un ghiaione e raggiunto un canale lo si sale per circa 30 Mt. sino a quando s'incontrano delle funi metalliche sulla sinistra. Qui si traversa a destra lungo una cengia esposta (presente un vecchio fittone da ferrata) per circa 18 Mt. L'attacco si trova alla base di un dietro inciso da una larga fessura. Poco più a destra del diedro, alto e abbastanza nascosto, si trova un vecchio chiodo.

1° tiro:
salire il diedro sino a quando s'incontra uno strapiombetto. Vincerlo con non poca difficoltà e proseguire ancora lungo il diedro sino ad uscire su di un terrazzino dove si trova la sosta (1 chiodo+clessidra). 50 Mt., IV, IV+, III, II, 1 chiodo.

2° tiro:
lunghezza spesso bagnata. Traversare a sinistra per facili rocce sino alla base di un diedro giallo-nero chiuso in cima da un tetto (eventuale sosta alla base su 2 ch.). Salirlo sino al cospetto del tetto, indi traversare a sinistra e proseguire lungo un camino sino ad uscire su di un terrazzino dove si sosta (3 chiodi). Attenzione perché le corde potrebbero avere forti attriti se non si allungano adeguatamente i rinvii.
50 Mt., III, IV, IV-, I, 2 chiodi, 2 soste intermedie (formate da 2 chiodi).

3° tiro:
salire lungo la spaccatura sopra la sosta per circa 7 Mt. indi obliquare verso destra sino a raggiungere una fessura. Qui salire in verticale tendendo leggermente a sinistra sino a raggiungere 1 clessidra con cordone alla base di un camino dove si sosta.
40 Mt., III, IV-, 1 chiodo, 1 clessidra con cordone, 2 clessidre.

4° tiro:
altra lunghezza spesso bagnata. Salire lungo il camino fessurato sino al suo termine; proseguire lungo una zona più abbattuta sino ad incontrare una clessidra con cordone. Non sostare e continuare sino ad una larga cengia alla base di una fessura nerastra dove si trova un'altra clessidra con cordone. 50 Mt., III, IV+, I.

5° tiro:
salire la fessura nera posta a destra della sosta sino a raggiungere una comoda cengia sotto una fascia di tetti gialli. Qui sostare su di una clessidra con cordone. 35 Mt., IV, diverse clessidre.

6° tiro:
seguire la cengia verso destra (diversi ometti) sino a raggiungere un camino nerastro alla cui base sulla sinistra si trova una clessidra con cordone.
50 Mt., I.

7° tiro:
salire lungo il camino, inizialmente stando sulla parete di destra; dopo aver percorso 4-5 metri entrarvi e proseguire con arrampicata atletica sino alla sosta (2 chiodi). 45 Mt., IV, 1 chiodo, alcune clessidre con cordone.

8° tiro:
proseguire lungo il camino che ora diviene diedro. Usciti su di un ampia terrazza rimontare i gradoni ghiaiosi piegando a sinistra sino a raggiungere una clessidrina dove si sosta (eventualmente attrezzare una sosta su spuntone). 40 Mt., IV-, I.

9° tiro:
continuare a salire i gradoni sino a raggiungere la base di una parete giallastra alla cui base si trovano 2 clessidre di sosta (una delle quali con cordone). 50 Mt., I, II.

10° tiro:
lunghezza chiave della salita. Rimontare la parete a sinistra della sosta seguendo una fessura che conduce sotto ad un tettino giallo dove si trova la sosta (2 chiodi). Attenzione: dopo circa 30 Mt. e prima del tratto chiave della via è presente una sosta intermedia.
40 Mt., IV, IV-, V, 3 chiodi, diverse clessidre (una delle quali con cordone), 1 sosta intermedia.

11° tiro:
dalla sosta si traversa a sinistra (alzandosi leggermente) fino ad aggirare lo spigolo. Da qui ci si alza inizialmente per una fessura sino a raggiungere una cengia sotto un tetto nerastro dove si trova la sosta (3 chiodi). 30 Mt., IV+, V, IV, 3 chiodi, 3 clessidre.

12° tiro:
salire la parete nerastra a sinistra del tetto molto verticale ed esposta ma ben appigliata. Spostandosi leggermente a sinistra si continua sino a raggiungere una terrazza dove si sosta su di una clessidra. 40 Mt., IV, IV-, 1 chiodo.

13° tiro:
salire lungo l'evidente spaccatura senza eccessive difficoltà sino a raggiungere una clessidra di sosta. 40 Mt., IV-, III, diverse clessidre.

14° tiro:
lungo un percorso non obbligato si salgono le facili rocce (lasciare sulla destra un pilastro/spuntone) sino a raggiungere la sosta (clessidra). 45 Mt., III.

15° tiro:
salire lungo il vago canale che sale in obliquo verso destra sino a raggiungere l'enorme grotta. Attrezzare una sosta su spuntone.
45 Mt., III, III+.

16° tiro:
camminare sino a raggiungere l'estremità sinistra dell'enorme grotta. Attrezzare una sosta sulle clessidre formate dai grandi massi appoggiati a terra. 30 Mt., I.

17° tiro:
lunghezza entusiasmante e di soddisfazione condita da un'esposizione da 10 e lode. Uscire dalla grotta in piena parete e dopo aver traversato pochi metri salire in verticale lungo una placca lavorata al termine della quale una fessura consente di raggiungere un terrazzino dove si trova la sosta (enorme clessidra con cordone). 25 Mt., V-, IV, 5 chiodi (alcuni brutti).

18° tiro:
salire le facili rocce sino ad imboccare un camino al termine del quale si prosegue a sinistra su sfasciumi. Sostare su un chiodo posto sotto la fascia dei tetti gialli. 30 Mt., III, IV, 2 clessidre, 1 clessidra su sasso incastrato.

19° tiro:
percorrere la traccia di sentiero che conduce ad una spalla dove termina la via. Sosta da attrezzare. 30 Mt., I.
Discesa
Dal termine della via si segue una traccia (ometti) che scende. Superati alcuni salti (piccoli passi d'arrampicata) si raggiunge un canalone oltre il quale si prosegue su di una cengia molto esposta che aggira la parete verso destra. Da qui, attraverso grossi massi, in breve ci si raccorda al sentiero n. 403 e quindi al rifugio Dibona (presente una palina con indicazioni per raggiungere il rifugio Giussani).

Nel settembre 2011 una frana ha reso temporaneamente inagibile il sentiero di discesa da noi descritto. E' stato quindi ripreso un vecchio sentiero di guerra per aggirare la frana: dal ghiaione al termine della via si risale inizialmente il canale sulla sinistra della Punta Marietta (bolli e frecce rosse, vedi foto). Raggiunta la forcella si scende sul versante opposto, per ripido ghiaione, in direzione del visibile rifugio Giussani. Senza raggiungerlo ci si raccorda al sentiero n. 403 e si ritorna al rifugio Dibona.
Aggiornamento settembre 2020: Stefano Falezza ci segnala che la vecchia discesa, quella da noi seguita, è tornata agibile. Permangono in parete bolli e frecce rosse che indicano la discesa tracciata nel 2011. Entrambe le soluzioni sono possibili.

Note

Data la linea di salita e le soste non sempre attrezzate in maniera ottimale è da escludere la discesa in doppia senza dover abbandonare del materiale. Attenzione alla possibilità di trovare neve nella parte iniziale della discesa.

Pubblicazioni

Questa relazione è stata inserita nella guida ARRAMPICARE Dolomiti nord-orientali vol.1 edita da ViviDolomiti.
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Due immagini con il Bertoldo impegnato sul diedro della seconda lunghezza

   

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Bertoldo sul quinto tiro

Bertoldo sull'ottava lunghezza di corda

   

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Luca in due momenti del tiro chiave

   

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L'enorme grotta a pochi tiri dal termine della via

La Tofana di Rozes con i tracciati delle vie: Dimai, Primo Spigolo (Alverà/Pompanin), Secondo Spigolo (Costantini/Ghedina), Costantini/Apollonio, Terzo Spigolo (Alverà/Pompanin) e Spigolo Zero