Descrizione generale
Dal libro "Dolomiti - Le vie più belle" di Mauro Bernardi - Athesia Spectrum:
"Nel 1939 nasce il gruppo "Scoiattoli". Sono arrampicatori ed alpinisti non professionisti, conosciuti in tutto il mondo per l'appassionata attività, sia in Dolomiti e nell'arco delle Alpi, che sulle più alte e sperdute montagne della terra. Possono far parte della società solo i residenti a Cortina con alle spalle un adeguato curriculum. Fra i dieci soci fondatori ricordiamo, per la loro emerita carriera, Ettore Costantini, Albino Alverà e Luigi Ghedina.
Ettore Costantini detto "Vecio" fu Scoiattolo all'età di 18 anni, e fece il carpentiere. Elegante e determinato nell'azione in parete, in alcune difficili situazioni con il motto "O la va o la spacca", aprì, nel corso della sua carriera una trentina di vie nuove. Già nel 1941 fece una bella variante sulla "Comici" alla Cima Grande di Lavaredo e l'anno dopo una via nuova, la via "Julia" alla Tofana di Rozes, teatro in seguito, delle sue più belle imprese. L'Itinerario che lo fece entrare nella leggenda, fu senza dubbio la fessura al Pilastro di Rozes aperto nel 1944 con Romano Apollonio detto "Nano". Egli ne fu l'ideatore e la volle a tutti i costi, pur incontrando non poche difficoltà nel trovare un compagno a causa della guerra. Nel 1946 diventò guida alpina e tracciò sempre sullo stesso pilastro l'ardito spigolo con Luigi Ghedina. Oggi le sue vie al Pilastro sono molto gettonate. [...].
Luigi Ghedina soprannominato "Bibi", considerato l'anima degli Scoiattoli, entra a far parte della società a soli 15 anni, divenendone così il più giovane esponente. Impara il mestiere di falegname, poi anche lui diventa guida alpina e maestro di sci. Si rivela presto come rocciatore di grande abilità, scalatore di pareti ed uno dei più bravi del gruppo, con all'attivo oltre 20 vie nuove e ripetizioni di prestigio. A 18 anni è già impegnato su itinerari sconosciuti di sesto grado e tra il 1942 e il 1949 esprime le sue capacità arrampicatorie con Ettore Costantini, Lino Lacedelli, Romano Apollonio, Umberto Pompanin, e L. Menardi. Sicuramente vive gli episodi più importanti nella storia degli Scoiattoli, dalla fondazione fino agli anni '50. Lo spigolo del Pilastro di Rozes e la parete sud ovest della Cima Scotoni (1952) sono le tappe più importanti, senza dimenticare la giusta risonanza che ebbe la prima ripetizione, quasi in giornata, della via "Bonatti" al Grand Capucin nel 1951".
Non serve aggiungere altre parole per descrivere questa stupenda ascensione che venne aperta dai due fuoriclasse il 13 e 29 settembre 1946.
Attacco, descrizione della via
Da Cortina d'Ampezzo si sale la strada statale 48 che
conduce al Passo Falzarego fino ad imboccare la strada (inizialmente asfaltata, poi sterrata) che conduce al Rifugio Dibona dov'è possibile parcheggiare. Da qui s'imbocca il sentiero n. 403 (strada sterrata) che sale al rifugio Giussani. Raggiunta la stazione della teleferica si abbandona il sentiero 403 e s'imbocca il 442 in direzione della Ferrata Lipella. Una volta raggiunta la base della parete la si costeggia verso destra (viso a monte) seguendo il sentiero n. 404. Durante tutto l'avvicinamento sarà possibile ammirare la parete con i suoi spigoli. La via Costantini/Ghedina sale lungo il Secondo
Spigolo. Raggiunta la base del "Pilastro" si sale a sinistra lungo un canalino sino ad identificare una piccola cengia orizzontale.
La si segue per circa 6 metri verso destra (passi di I e II)
sino a raggiungere il terrazzo dove si trova l'attacco
(chiodo). Sulla stessa cengia, poche decine di metri più a destra, attacca la via Costantini/Apollonio.
1° tiro:
salire lungo una fessura sino ad incontrare, sulla sinistra, una sosta. Ignorarla e continuare in verticale spostandosi leggermente a destra. Raggiunto un tetto giallo si traversa a sinistra superando uno spigolino oltre il quale, su di un piccolo ripiano alla base di un diedro, si trova la sosta (2 chiodi con cordone). 35 Mt., IV, IV+, 2 chiodi, 1 sosta intermedia (2 chiodi).
2° tiro:
salire il sorastante diedro. Poco prima del suo termine uscirne a sinistra e sostare (3 chiodi+cordini+maglia rapida).
30 Mt., IV, 1 chiodo, 1 clessidra.
3° tiro:
salire ancora in verticale per circa 10 Mt. indi traversare per rocce esposte, ma ben appigliate, per circa 25 Mt..
Verso la fine del traverso è necessario abbassarsi circa
3 Mt. sino a raggiungere la sosta (3 chiodi) che si trova sotto una lama. 35 Mt., IV, 1 clessidra.
4° tiro:
rimonta la parete, con passo atletico, sulla destra.
Poi si imbocca la rampa obliqua verso destra sino ad una
larga cengia. Qui sostare (1 clessidra con fettuccia). 25 Mt., IV, IV-, 3 clessidre.
5° tiro:
non proseguire lungo l'invitante (e chiodato) diedro bianco
posto alcuni metri a destra della sosta, ma salire verticalmente
in placca obliquando poi a sinistra dopo una decina di metri fino a raggiungere la sosta (2 chiodi). 30 Mt., IV+, 3 chiodi.
6° tiro:
salire la fessura con erba e poi proseguire sino a raggiungere una cengetta. Superare un piccolo muretto verticale e sostare (3 chiodi).
30 Mt., IV, 1 chiodo.
7° tiro:
lunghezza impegnativa e complessa che richiede una progressione delicata ed atletica; forse il tiro chiave della via anche se non è quello che vanta difficoltà maggiori. Dalla sosta salire in verticale
per poi spostarsi leggermente a destra. Superare la placca
gialla puntando all'estrema destra del tetto soprastante.
Quando lo si è raggiunto si traversa a destra per circa 4 Mt.
per poi salire in verticale fino ad uscire su di una larga cengia.
Ci si sposta un poco a destra sino a raggiungere la sosta (3 chiodi). 40 Mt., IV+, V+, V-, 6 chiodi.
8° tiro:
traversare a sinistra sino ad una paretina verticale di 3/4 metri. Dopo averla salita traversare a sinistra (esposto) sfruttando dei buchi gialli. Raggiunta una clessidra con cordoni ci si abbassa un paio di metri e si traversa ancora a sinistra
in leggera discesa sino ad un pulpito molto esposto dove si sosta (3 chiodi). 33 Mt., V+, VI- oppure V+ e A0, V, 9 chiodi.
9° tiro:
spostarsi a sinistra aggirando lo spigolo e poi salire in verticale lungo un diedro.
Alla fine del diedro sulla sinistra c'è una terrazza con una
sosta intermedia. Ignorarla e spostarsi un poco a destra per
risalire la bellissima placca sino a raggiungere la sosta (2 chiodi).
35 Mt., IV+, V, 3 chiodi, 1 clessidra con cordone.
10° tiro:
salire obliquando dapprima a sinistra e poi a destra per rocce
molto verticali, ma ben appigliate, sino a raggiungere la grossa
cengia anulare dove si sosta (1 chiodo+1 clessidra, poco più a destra visibile un vecchio spit) in prossimità dello spigolo.
50 Mt., IV+, IV-, 2 chiodi, 1 sosta intermedia (2 chiodi).
11° tiro:
spostarsi 5/6 metri a sinistra dello spigolo e salire la paretina verticale. Spostarsi poi a sinistra sino ad imboccare un canale. Salirlo sino a raggiungere la sosta (2 clessidre). 20 Mt., IV, IV-, 1 clessidra.
12° tiro:
continuare lungo il canale sino a raggiungere un'enorme nicchia gialla. Qui si sosta (1 clessidra).
40 Mt., IV+, 1 chiodo, numerose clessidre.
13° tiro:
spostarsi 10 Mt. a destra della sosta e, raggiunto un buco nero, salire in verticale (poco dopo sulla destra è presente una nicchia con un ometto). Sostare (1 chiodo+spuntone). 30 Mt., IV, 1 clessidra.
14° tiro:
seguire una fessura sulla destra sino ad uscire in un ampio canale dove,
per rocce instabili, si sale sino alla sosta successiva (clessidra con cordone) che si trova in corrispondenza di una nicchia gialla. 50 Mt., IV-, III.
15° tiro:
salire a destra sino ad una cengetta dove si trova una paretina con, alla base, una clessidra. Superare la paretina e, raggiunta una seconda cengia, traversare a sinistra sino a raggiungere
lo spigolo dove si sosta (spuntone, ometto). 40 Mt., III, IV, 3/4 clessidre.
16° tiro:
salire lungo le facili rocce nel canale a sinistra dello
spigolo sino a raggiungere una spalla. Superarla e sostare (3 clessidre).
25 Mt., II, 2 clessidre.
17° tiro:
traversare a destra entrando in un canale. Salirlo e sostare poco prima del suo termine (spuntone). 40 Mt., III, 2 clessidre.
18° tiro:
salire sulla sovrastante terrazza e spostarsi a destra verso
lo spigolo. Qui rimontare la fessura obliqua verso sinistra
che in breve conduce nel canale di uscita. Spostarsi a sinistra e proseguire per rocce rotte sino alla sosta (clessidra). 40 Mt., IV-, III, 1 clessidra.
19° tiro:
spostarsi a sinistra per semplici rocce e continuare facilmente nel canale sino a raggiungere la forcella dove termina la via.
20 Mt., I.
Discesa
Dal termine della via si segue una traccia che scende (ometti). Dopo aver superato un canalone si prosegue su di una cengia molto esposta
che aggira la parete verso destra. Da qui, attraverso grossi
massi, in breve ci si raccorda al sentiero n. 403 e quindi al rifugio Dibona (presente una palina con indicazioni per raggiungere il rifugio Giussani).
Nel settembre 2011 una frana ha reso temporaneamente inagibile il sentiero di discesa da noi descritto. E' stato quindi ripreso un vecchio sentiero di guerra per aggirare la frana: dal ghiaione al termine della via si risale inizialmente il canale sulla sinistra della Punta Marietta (bolli e frecce rosse, vedi foto). Raggiunta la forcella si scende sul versante opposto, per ripido ghiaione, in direzione del visibile rifugio Giussani. Senza raggiungerlo ci si raccorda al sentiero n. 403 e si ritorna al rifugio Dibona.
Aggiornamento settembre 2020: Stefano Falezza ci segnala che la vecchia discesa, quella da noi seguita, è tornata agibile. Permangono in parete bolli e frecce rosse che indicano la discesa tracciata nel 2011. Entrambe le soluzioni sono possibili. |