Descrizione generale
La Tofana di Rozes meriterebbe una descrizione di qualche pagina sia per raccontare le vicissitudini accadute durante la guerra sia per la storia alpinistica della sua grandiosa parete sud. Chi di voi non ha mai sentito parlare della via Costantini/Apollonio? Chissà magari un giorno...
Intanto ci siamo accontentati di salire quello è conosciuto come "Primo Spigolo" che, seppure si tratti di una via di difficoltà notevolmente più contenute, è di certo un
itinerario che sa regalare emozioni e soddisfazione a chi lo ripete. A salire questo piccolo gioiello alpinistico ci hanno pensato il 4 agosto del 1946 Ugo Pompanin detto "Baa" e Albino Alverà detto "Boni".
La stessa cordata, pochi giorni dopo (11/08/1946), salì anche il Terzo Spigolo.
Attacco, descrizione della via
Da Cortina d'Ampezzo si sale la strada statale 48 che
conduce al Passo Falzarego fino ad imboccare la strada (inizialmente asfaltata, poi sterrata) che conduce al rifugio Dibona dov'è possibile parcheggiare. Da qui s'imbocca il sentiero n. 403 (strada sterrata) che sale al rifugio Giussani. Raggiunta la stazione della teleferica si abbandona il sentiero 403 e s'imbocca il 442 in direzione della Ferrata Lipella. Una volta raggiunta la base della parete la si costeggia verso destra (viso a monte) seguendo il sentiero n. 404. Durante tutto l'avvicinamento sarà possibile ammirare la parete con i suoi spigoli. Il Primo Spigolo si trova
all'estrema destra (viso a monte). A sinistra dello spigolo c'è un diedro lungo circa 100 Mt.; l'attacco si trova a sinistra del diedro in corrispondenza di un altro diedro che sale in direzione di quello principale.
1° tiro:
salire il diedro sino a quando è possibile spostarsi sulla destra e salire per rocce più semplici per poi riportarsi nuovamente nel diedro. Si sosta in corrispondenza di una clessidra con cordoni. 37 Mt., IV+, IV, 2 chiodi.
2° tiro:
si sale ancora lungo il diedro sino ad incontrare sulla sinistra un tetto giallastro con alla base una sosta (2 chiodi). Non sostare
ma proseguire sempre nel diedro sino a raggiungere un piccolo ripiano dove si trovano la sosta (2 chiodi di cui 1 con cordone nascosto all'interno di una spaccatura del diedro). 40 Mt., IV, 2 chiodi, 1 sosta intermedia (2 chiodi).
3° tiro:
lunghezza chiave della via. Si prosegue ancora lungo il diedro
fino a quando si biforca. Seguire la parte di destra
(possibilità di salire anche a sinistra su roccia ottima e
difficoltà analoghe. Nessun chiodo) sino a raggiungere il
termine del diedro e sbucare in cima al pilastro. Si sosta (2 chiodi
- presenti due soste a pochi metri di distanza, usare quella
più alta, proprio sulla sommità del pilastro).
33 Mt., V+, V, 2 chiodi uniti da cordini, 2 chiodi,
2 soste intermedie.
4° tiro:
ora si sale la parete appoggiata a sinistra della sosta (e
del filo dello spigolo) seguendo una fessura. Il percorso si svolge su roccia ottima e non è obbligato. La sosta
va attrezzata (2 clessidre) in cima ad un pilastrino
appoggiato. 40 Mt., IV-.
5° tiro:
salire per pochi metri sopra la sosta indi traversare verso destra su comoda cengia in direzione dello spigolo
dove si trova un chiodo con dei cordini che lo collegano ad una clessidra. Da qui si prosegue lungo il filo dello spigolo sino ad un piccolo terrazzo dove si trova la sosta (2 chiodi). 45 Mt., IV, 1 chiodo.
6° tiro:
lunghezza abbastanza breve ma di notevole soddisfazione per via dell'esposizione. Si sale lungo il filo dello spigolo sino a giungere al cospetto della parete gialla. Ci si alza ancora qualche metro lungo il filo dello spigolo e successivamente si traversa 5 metri verso destra. Ignorare una prima sosta e continuare nella traversata sino a raggiungere la sosta (abbastanza scomoda - 2 chiodi).
27 Mt., IV, 2 chiodi, 1 sosta intermedia.
7° tiro:
salire lungo la spaccatura a destra della sosta per 2 metri indi traversare a destra per 4 metri oltre i quali si sale una parete nera verticale sino a raggiungere una cengia larga un metro dove si trova la sosta (2 chiodi). 10 Mt., IV+, V-, 4 chiodi.
8° tiro:
traversare a sinistra per 2 metri indi salire lungo una rampa obliqua verso destra (ignorare la sosta intermedia) sin sotto ad un camino. Salirlo sino ad uscire su di una grande cengia detritica dove si sosta (1 clessidra).
40 Mt., III, IV, IV+, 1 sosta intermedia.
9° tiro:
percorrere la cengia detritica in direzione della sovrastante parete gialla.
Salire per una decina di metri lungo il suo avancorpo e attrezzare una sosta. 35 Mt., I, II.
10° tiro:
lasciare lo spigolo vero e proprio a destra e traversare verso sinistra per circa un metro e mezzo. Salire sino a raggiungere la base di una fessura che si segue sin sotto ad una lama.
Superata la lama si traversa a destar raggiungendo la sosta (3 chiodi).
30 Mt., IV+, V-, 5/6 chiodi.
11° tiro:
salire a destra dello spigolo lungo una paretina giallastra vincendo qualche pancia strapiombante. Portarsi poi a sinistra dello spigolo
raggiungendo una comoda terrazza di sosta (1 chiodo+spuntone) alla base di un diedro. 36 Mt., IV+, III, IV, 1 chiodo.
12° tiro:
si continua lungo la direttiva del diedro superando dei tratti con dei passi obbligati abbastanza tecnici. Quando lo spigolo forma una piccola sella
si torna alla sua destra imboccando una cengia. Si prosegue
pochi metri su di essa sino ad incontrare la sosta (2 chiodi).
40 Mt., IV+, V-, IV, II, 2 chiodi.
13° tiro:
dalla sosta salire per rocce rotte sino a raggiungere una paretina gialla verticale. Alla sua destra si trova una sosta (2 chiodi).
30 Mt., III+, 2 chiodi.
14° tiro:
vincere la paretina gialla e proseguire per rocce rotte
seguendo vagamente sempre il filo dello spigolo. Quando questo
perde la sua verticalità attrezzare la sosta (spuntone).
30 Mt., IV, 2 chiodi.
15° tiro:
seguire la rampa/canale verso destra sino a raggiungere l'intaglio tra la parete del secondo spigolo e un pilastro. Sosta da attrezzare.
20 Mt., II.
Discesa
Dal termine della via si segue una traccia che dopo aver superato un canalone prosegue su di una cengia molto esposta
che aggira la parete verso destra. Da qui, attraverso grossi massi, in breve ci si raccorda al sentiero n. 403 e quindi al rifugio Dibona (presente una palina con indicazioni per raggiungere il rifugio Giussani).
Nel settembre 2011 una frana ha reso temporaneamente inagibile il sentiero di discesa da noi descritto. E' stato quindi ripreso un vecchio sentiero di guerra per aggirare la frana: dal ghiaione al termine della via si risale inizialmente il canale sulla sinistra della Punta Marietta (bolli e frecce rosse, vedi foto). Raggiunta la forcella si scende sul versante opposto, per ripido ghiaione, in direzione del visibile rifugio Giussani. Senza raggiungerlo ci si raccorda al sentiero n. 403 e si ritorna al rifugio Dibona.
Aggiornamento settembre 2020: Stefano Falezza ci segnala che la vecchia discesa, quella da noi seguita, è tornata agibile. Permangono in parete bolli e frecce rosse che indicano la discesa tracciata nel 2011. Entrambe le soluzioni sono possibili. |