Descrizione generale
Se qualcuno dovesse pensare alla più forte cordata di tutta la storia delle dolomiti, quasi senza ombra di dubbio
penserebbe ad Ettore Castiglioni e Bruno Detassis. Questi due scalatori sono divenuti celebri per le innumerevoli linee di salita aperte e per la logicità dei loro itinerari. Qui, nelle Pale di San Martino, tra il 12 e il 26 luglio
del 1934 aprirono ben 7 itinerari.
Il Sass Maor venne salito dai due il 26 luglio del 1934 con l'utilizzo di pochi chiodi. A detta di alcune guide alpine non è ancora chiaro come mai questa linea di salita che sale lo spigolo sud-est non sia stata presa di mira e diventata una classica.
Iacopelli scrive: "Il Sass Maor è un siluro di oltre mille metri che troneggia nelle Pale meridionali come un menhir misterioso: questa via è il suo Spigolo, quello con la 'S' maiuscola".
In tutta la via abbiamo rinvenuto 9 miseri chiodi. Le soste non sono attrezzate (salvo qualche caso).
Una cosa da non sottovalutare è che "indietro non si torna". Una ritirata, oltre che complessa e difficoltosa, corrisponde sicuramente ad un abbandono di numeroso materiale.
Attacco, descrizione della via
Da Fiera di Primiero imboccare la strada statale n. 50 che sale verso San Martino di Castrozza ed il Passo Rolle. In corrispondenza di un netto tornante si stacca una piccola strada forestale che conduce alla Malga Zighertaghe
(palina di legno in loco). Proseguire lungo la strada (alcuni tratti sterrati) sino ad incontrare un divieto di circolazione. Sulla sinistra vi è un parcheggio con una fontana. Lo stesso parcheggio è raggiungibile imboccando la strada da San Martino di Castrozza e seguendo le indicazione per la "centrale termica" e poi "rifugio al velo". Questa seconda opzione è la migliore in quanto si evita un tornante sterrato che può causare problemi in salita a macchine senza trazione integrale.
Proseguire lungo il sentiero n. 713 che sale la Val de la Vecia sino al rifugio Velo della Madonna (ultimo tratto attrezzato), situato proprio alle pendici della Cima della Madonna. Dal rifugio seguire il sentiero n. 747 che, costeggiando la Cima della Madonna, conduce ad una sella poco sotto la Cima della Stanga. Scendere nel versante opposto per terreno molto ripido sino ad incontrare un bivio. Piegare a sinistra lungo il sentiero n. 742 denominato "Sentiero del Cacciatore" che andrà abbandonato nei pressi del Boàl dei Pissòti (si tratta di un ampio cengione concavo alla base dello spigolo sud-est del Sass Maor,
raggiungibile anche dal ristorante Cant del Gal - Fiera di Primiero
- senza appoggiarsi al rifugio Velo della Madonna).
Qui seguire la piccola traccia che porta verso il grande canalone per poi risalirne la diramazione destra (possibilità di neve). Prima di giungere a dei grossi massi incastrati, sulla
destra si incontra uno zoccolo (da risalire) alto circa 15 metri. In
corrispondenza di una fessura vi è un chiodo con cordino. Questo attacco è una variante
all'originale spesso bagnato.
1° tiro:
attacco strapiombante, poi si segue la fessura piegando a destra con
ancora dei passi in strapiombo (3 chiodi) fino a giungere alla base
di una fessura/diedro verticale. La si segue (passo delicato,
possibile friend 2/3 Camalot) fino quando si apre a camino. Si
arrampica sul lato sinistro fino ad uscire su una rampa erbosa dove
è situata la sosta (2 chiodi+cordini+anello di calata). 50 Mt.,
V, V+, 3 chiodi.
2° tiro:
si segue la rampa erbosa piegando leggermente a sinistra fino alla
base di una paretina. Più a sinistra vi è una profonda spaccatura.
40 Mt., II.
3° tiro:
si rimonta direttamente la paretina con passo in strapiombo (IV+),
poi si sale il diedrino a sinistra (clessidra) ed infine, per
gradoni erbosi, si giunge al cospetto della parete dove si sosta (spuntone con cordino). 40 Mt., IV, III, II.
4° tiro:
si traversa a sinistra e poi si salgono le semplici rocce. 40 Mt.,
II.
5° tiro:
si supera il diedrino strapiobante (V+) oppure lo si aggira a
sinistra (V) fino ad una nicchia gialla. Dalla nicchia si traversa un
paio di metri a sinistra fino a raggiungere la sosta (2 clessidre+cordone azzurro).
35 Mt., V+, V, 1 chiodo, numerose clessidre.
6° tiro:
si esce dalla nicchia sulla destra (V+, chiodo ballerino) e si
prosegue zigzagando un poco a destra e sinistra, cercando le
clessidre alle quali assicurarsi. Si continua fino ad una
cengetta dove si sosta (numerose clessidre).
55 Mt., V+, IV, 2 chiodi, clessidre.
7° tiro:
si segue la cengetta verso destra. Parte larga, poi diventa più esposta ed infine si raggiunge ancora un buon posto con clessidre.
40 Mt., II, III, clessidre.
8° tiro:
si sale a sinistra della sosta per terreno semplice. Poi si supera
una placca ed infine con passo strapiombante, ma ben appigliato, si
giunge in un canale. Lo si risale alcuni metri fino al suo termine e
si attrezza una sosta su una clessidra non molto visibile sulla
sinistra.
55 Mt., IV, IV+, II, clessidre (non molte).
9° tiro:
si prosegue per semplici rocce appoggiate e si attrezza una sosta
dove comodo. 40 Mt., III, IV.
10° tiro:
si obliqua un poco a destra e, salendo le semplici rocce, si sale
fino al cospetto di un intaglio. 50 Mt., III.
11° tiro:
si scende lungo le rocce friabili fino alla base dell'evidente e
grosso camino, posto circa 20 metri a sinistra dello spigolo. 40 Mt.,
II, III.
12° tiro:
salire con arrampicata elegante ed esposta l'intero camino. Quando
si restringe uscire sulle rocce a destra e proseguire fino al suo
termine, dove si attrezza la sosta su clessidre o spuntoni. 55 Mt.,
IV, IV+, numerose clessidre, 1 chiodo circa a metà camino.
13° tiro:
per semplici rocce ci si porta alla base di un altro camino. 35 Mt.,
III, IV.
14° tiro:
si sale la placca a destra del camino obliquando a destra. Si supera
uno strapiombino e poi si prosegue per rocce più semplici (passando
a sinistra di una nicchia gialla) fino al cospetto di un'altra
parete verticale. La si supera salendo alcuni metri e poi
traversando a destra fino a sostare su una grossa clessidra. Sosta
molto esposta. Attenzione allo scorrimento delle corde. 55 Mt., V,
IV+, clessidre.
15° tiro:
salire obliquando dapprima a destra e poi a sinistra fino a
raggiungere una cengia. La si segue verso sinistra e con alcuni
passi in discesa, esposti ma non difficili, si raggiunge l'altro
lato del camino. Attrezzare una sosta. 40 Mt., III, IV.
16° tiro:
salire la fessura/diedro uscendo poi sulle rocce a destra. Alcuni
passi molto verticali. Si prosegue fino a giungere all'intaglio con
la spalla dello spigolo. Si traversa pochi metri a sinistra fino a
raggiungere una comoda sosta da attrezzare su due clessidre.
50 Mt., V-, IV, alcune clessidre, possibilità friends.
17° tiro:
ci si porta alla base di un diedrino giallastro. Lo si supera, ci si
alza ancora alcuni metri e poi ci si sposta a sinistra cercando un
buon posto dove sostare. 40 Mt., IV+, III+, clessidre.
18° tiro:
si traversa alcuni metri a sinistra (chiodo) e poi si sale un diedro
giallo. Al suo termine per rocce ancora verticali fino ad una comoda
terrazza dove attrezzare una sosta. 40 Mt., V-, IV.
Puntando leggermente a destra, si
prosegue slegati od eventualmente in conserva fino alla cima. Circa
150 Mt., gradoni di II.
Discesa
Dalla cima ci si sposta sulla seconda cima andando in
direzione nord (all'opposto da dove si è arrivati). Qui si trova una
Madonnina col libro di vetta. Per la discesa corretta (che noi non
abbiamo azzeccato), ci si porta sul versante est, si
scende alcuni metri con facile arrampicata fino al primo ancoraggio
cementato. 2 doppie da 27 Mt. o una lunga. Si arriva su una cengia.
A questo punto si dovrebbero seguire gli ometti e i segni rossi e,
con qualche facile passo di arrampicata, giungere ad altri 2
ancoraggi cementati. Con altre due calate corte od una lunga si
raggiunge la forcella tra il Sass Maor e la Cima della Madonna.
Quando siamo arrivati in vetta era già buio. Abbiamo sbagliato
versante, ci siamo abbassati alcuni metri ad ovest (e non est) e
abbiamo incontrato un cordino con anello di calata. Siamo scesi
circa 35 Mt. spostandoci un po' a sinistra (viso a monte) fino a 3
chiodi uniti da cordini. Da qui un'altra calata di 25 Mt. andando
ancora un po' a sinistra e fermandoci su una cengia. Durante questa
calata abbiamo rinvenuto un'altra sosta a chiodi, probabilmente per
continuare a calarsi nel canale a destra della cengia. Percorrere la
cengia verso sinistra (viso a monte) fino a quando si esaurisce e ci
si trova su roccette. Una calata su spuntone per 30 Mt. fino ad una
terrazza e, da qui, ancora una calata su spuntone per circa 50 Mt.
cercando di andare un po' a sinistra per atterrare su una grande
terrazza. Finalmente siamo tornati sulla via giusta, abbiamo
rinvenuto un ometto, si arrampica per qualche metro facilmente in
discesa fino agli ancoraggi cementati che permettono di calarsi fino
alla forcella.
Dalla forcella scendere il canalone in direzione sud-est (a
destra guardando il Sass Maor) seguendo gli ometti sino a raggiungere un enorme masso che lo chiude. Qui sulla sinistra c'è un anello di calata (20 Mt.). In alternativa è possibile effettuare una traversata di qualche metro sulla sinistra (viso a valle - II) e poi ridiscendere per rocce semplici.
A questo punto stare nel canale di destra seguendo gli ometti
(tratti di II). Dopo aver camminato lungo una cresta il canale si biforca nuovamente. Seguire il ramo di sinistra
(segni rossi, ometti). In corrispondenza di un salto effettuare una calata di 15 Mt. (cordini con anelli un poco nascosti sulla destra). Scendere camminando per una decina di metri sino a giungere in corrispondenza dell'ultimo anello cementato. Effettuare una calata di 20 metri. Da qui in breve, lungo tracce sulla destra (viso a valle), si raggiunge il sentiero n. 747 che in 10 minuti conduce al rifugio del Velo, poi mediante il sentiero n. 713 seguito
in salita si torna al parcheggio.
|
Causa la forte nebbia non siamo riusciti ad orientarci benissimo e
forse alcuni tiri non fanno esattamente parte della via.
Dal 7° all'11° tiro forse si arrampica più a sinistra giungendo
direttamente alla base del camino del 12° tiro, senza il bisogno di
arrampicare poi in discesa su roccia friabile per raggiungerlo.
Il 18° tiro dovrebbe risalire un diedro/camino nero con molte
clessidre ed analoghe difficoltà invece di quello giallo che abbiamo
percorso noi.
Riportiamo qualche passo scritto da Ettore Castiglioni in occasione dell'apertura della via:
"[...] Bruno prima di partire vuol fare un sesto grado: è il giusto coronamento della nostra superba campagna. Usciamo dal rifugio nella notte fredda, nell'urlo violento del vento: intensità di vita. Andiamo all'attacco della via Solleder al Sass Maor; il lungo attacco indiretto, ove pascolano le capre non ci piace; la stessa parete da vicino perde il suo aspetto terribile. Ridiscendiamo; anche qui voglio far meglio, affermarci con una via nostra che sia più bella e ardita di quelle dei grandi tedeschi che ci hanno preceduto. Cerchiamo a lungo un attacco per lo spigolo sud, ma infine dobbiamo scegliere l'unica breccia: una fessura strapiombante estremamente difficile. [...] I chiodi non entrano nella roccia compatta, ma la mano trova la scabrosità che permette di avanzare. Non si può forzare il passaggio, ma si può vincere. Così passo per passo per cinquanta metri nella gioia dell'esposizione assoluta, dell'appiglio saldissimo. Sentivo dietro di me Bruno vibrare nella stessa tensione, volere con la stessa mia tenacia. Il lastrone già si piega domato, la via si apre libera e sicura, ancora lunghissima fino alla vetta. E allora un urlo di gioia e di vittoria, è tutta una corsa pazza, senza un arresto, senza un'esitazione, senza quasi mettere un chiodo, senza sentire stanchezza, nell'ebbrezza della conquista e della verticalità. Ci arrestiamo in vetta alle 14,30: nove ore esatte per salire 1100 metri di VI grado*. [...] Questa è stata probabilmente la giornata più luminosa della mia vita e la mia vittoria più grande e più pura. Altre imprese, anche più difficili, non sono state così puramente e pienamente vissute; forse
perché ad esse mancava Bruno [...]" .
(dal libro "Il giorno delle Mesules" di Ettore Castiglioni - CDA Vivalda Editori)
*in seguito alle ripetizioni la via fu poi valutata di V+.
|