Sass dla Luesa - Via Vinatzer

 
Zona montuosa Dolomiti - Gruppo di Sella - Sottogruppo del Pissadù Località di partenza Passo Gardena (BZ)
Quota partenza 2121 Mt. Quota di arrivo 2603 Mt.
Dislivello totale +232 Mt. per l'attacco
+250 Mt. la via (295 lo sviluppo)
Sentieri utilizzati n. 666, 667
Ore di salita 30' per l'attacco
5 h. la via
Ore di discesa 1 h. 30'
Esposizione Nord, nord-ovest Giudizio sull'ascensione Molto bella
Data di uscita 7/09/2013 Difficoltà VI-/V+, A0
Sass Balòss presenti
Luca.
Amici presenti
Francesco, Paolo.
Condizioni climatiche, dei sentieri e della roccia

Bella giornata dalle temperature gradevoli. Il sentiero per l'avvicinamento è evidente all'inizio e meno marcato sul ghiaione per raggiungere l'attacco. Quello di discesa è evidente, segnalato e con un tratto attrezzato con cavi metallici. La roccia in via varia da buona a ottima.

Eventuali pericoli

Soliti d'arrampicata in ambiente.
Attenzione all'ottava sosta dalla quale le corde smuovono inevitabilmente sassi che cadono sulla linea di salita.

Presenza di acqua
No.
Punti di appoggio
Rifugio Cavazza al Pisciadù (2585 Mt).
Materiale necessario oltre al tradizionale

Normale dotazione alpinistica. Indispensabile un assortimento di friends (da 0.5 a 3 Camalot).

Caratteristiche dell'arrampicata

Descrizione generale
Il Sass dla Luesa è una torre che sorge a poca distanza dal Passo Gardena. Anche se all'apparenza sembra avere una cima vera e propria in realtà non è così in quanto, raggiunta la sua sommità, ci si trova su una specie di altipiano. Le pareti di interesse alpinistico sono quelle rivolte a nord che presentano un dislivello ci circa 250 metri.
Questa via venne salita per la prima volta da Giovanni Battista Vinatzer e Luigi Rifesser il 21 agosto del 1933 e definita, da Vinatzer stesso, "la più estetica" da lui aperta nel periodo d'oro della sua attività.
Arrampicata atletica ed abbastanza sostenuta lungo diedri, fessure e camini. Le soste sono tutte attrezzate mentre sulle lunghezze la chiodatura è sicuramente da integrare con protezioni veloci.
Dalla Rivista della Montagna "Momenti di alpinismo 1985" un'intervista di Alberto Papuzzi a G.B. Vinatzer:
"Io spesso faticavo in parete, ma non ho mai lottato con la roccia. Quando Livanos mi parlava dei ricordi di Soldà, che raccontava dell’orrida parete (“finalmente uscimmo dall’orrida parete”) io non riuscivo a capire. Se una parete era orrida, io non ci sarei mai andato... Io pensavo che dovevo accarezzare la
roccia. Se avevo qualcosa in più degli altri era la leggerezza. Io lavoravo sugli equilibri, bilanciandomi prima a destra poi a sinistra, caricando prima un piede poi l’altro. Quando ero in difficoltà o dove era marcio, io pensavo: la roccia mi vuole un po’ bene. Ecco perché non avevo paura...”
Attacco, descrizione della via
Raggiungere il Passo Gardena e parcheggiare. Imboccare il sentiero n. 666 che sale al rifugio Pisciadù. Quando piega decisamente a sinistra abbandonarlo poco dopo in prossimità di un dosso erboso (grosso ometto al bivio ed antenna sul dosso). Risalire ora il ghiaione puntando al grosso camino che si forma tra la parete ed il pilastro alla sua destra. Prima di raggiungere il camino, dove il ghiaione diventa molto stretto, sulla sinistra appare il diedro fessurato che caratterizza la prima lunghezza e che fino ad ora non era visibile. Si attacca alla sua base.

1° tiro:
seguire il diedro che in alto è chiuso da un tettino. Qui è necessario spostarsi 1 metro a destra in placca per salire poi sopra il tettino dove si sosta (2 chiodi+cordone). 30 Mt., IV, V+, 2 chiodi.

2° tiro:
seguire il diedro fin sotto un altro tettino che lo chiude. Qui uscire a sinistra e salire in verticale fino alla sosta (2 chiodi) alla base di una paretina gialla. 25 Mt., V, IV, 1 chiodo.

3° tiro:
alzarsi un paio di metri e traversare a destra passando sotto un tettino. Alzarsi ancora due metri e traversare nuovamente a destra raggiungendo la sosta (3 chiodi+cordino). 20 Mt., V, V+, 3 chiodi.

4° tiro:
seguire la fessura fino alla nicchia gialla dove si sosta (2 chiodi+1 piccola clessidra). E' possibile, dove la fessura è interrotta da una cengia, spostarsi a destra e poi risalire in placca (improteggibile) verso sinistra fino a riprendere la fessura. Secondo noi questa è una piccola variante riportata sulla guida del Bernardi, l'originale segue la fessura (c'è un vecchio cuneo). 30 Mt., V, 2 cunei.

5° tiro:
superare lo strapiombino a sinistra della nicchia e poi continuare leggermente a sinistra. Attenzione a non salire verso il camino di roccia nera ma traversare decisamente a destra, in leggera ascesa, fino alla sosta (3 chiodi+cordino). 30 Mt., VI- oppure A0, IV+, 3 chiodi.

6° tiro:
seguire la fessura leggermente obliqua verso sinistra, che poi si verticalizza, sino alla sosta (1 chiodo+2 clessidre).
30 Mt., V, V+, V, 4 chiodi.

7° tiro:
seguire la fessura fin sotto lo strapiombino. Spostarsi 1 metro a sinistra e superarlo. Si sosta poco sopra (4 chiodi+cordone).
20 Mt., V, V+, 4 chiodi.

8° tiro:
in verticale per poi spostarsi leggermente a sinistra e proseguire in un profondo camino (cercare si starne all'esterno) fino una terrazza detritica che lo interrompe e sulla quale si sosta (1 chiodo+1 clessidra). Attenzione alle corde che tenderanno inevitabilmente a far cadere sassi. Sulla sinistra piccola nicchia con il libro di via. 30 Mt., V, IV-.

9° tiro:
continuare nel camino stando inizialmente al centro e poi sul suo bordo destro fino un'altra terrazza detritica dove si sosta (1 chiodo).
30 Mt., IV, 2 chiodi.

10° tiro:
proseguire nel camino che si fa via via meno verticale fino a sbucare sulle rocce del pianoro sommitale. Sosta su spuntone (da attrezzare). 50 Mt., IV, III.
Discesa
Procedere in piano, dalla parte opposta rispetto all'uscita della via, fino ad incontrare il sentiero n. 677. Lo si segue verso sinistra in direzione del rifugio Pisciadù e, prima di raggiungerlo, si imbocca a sinistra il sentiero n. 666 che scende nella Val Setus (paline in loco - prima metà attrezzata con corde metalliche, poi ghiaione e sentiero). Attenzione che dove le pareti terminano non bisogna continuare a scendere il ghiaione (sentiero n. 666A per il parcheggio della ferrata Tridentina) ma piegare a sinistra in direzione del Passo Gardena e del parcheggio.

Commenti vari

Per la brevità d'accesso, lo sviluppo modesto e l'agevole discesa è una via che si presta ad essere salita anche a fine stagione. Attenzione però alle temperature in quanto la parete è esposta a nord e non si prende mai il sole.
Ad inizio stagione si può trovare il canale di discesa innevato.

Clicca per visualizzare lo SCHIZZO DELLA VIA
(Disegno di Claudia Farruggia "Iaia")

Pubblicazioni

Questa relazione è stata inserita nella guida ARRAMPICARE Dolomiti nord-occidentali vol.1 edita da ViviDolomiti.
Clicca sull'immagine qui sotto per accedere alla pagina web ViviDolomiti edizioni - libri di montagna e acquistarne direttamente una copia.

   

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Paolo sul diedro della prima lunghezza

Luca sul secondo tiro sale nel diedro in sotto il tettino

   

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Il passo chiave per uscire dalla nicchia della quarta sosta

Traverso sul quinto tiro

   

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Francesco sulla fessura del sesto tiro

Lo strapiombino della settima lunghezza

   

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Le ultime lunghezze sono caratterizzate da profondi camini

   

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Decimo tiro

Il Sass dla Luesa con il tracciato della via Vinatzer

 

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