Descrizione generale
Salita classica del gruppo del Catinaccio. Le prime lunghezze dell’itinerario originale sono ormai state abbandonate ed esiste un attacco più diretto che è quello da noi seguito e descritto.
Aperta da F. Bernard e G. Masè Dari il 16 luglio 1929 regala un’arrampicata abbastanza facile ma con alcuni passaggi da non sottovalutare; offre inoltre la possibilità di un breve assaggio di quasi tutti gli stili dell’arrampicata dolomitica tra diedri, placche, fessure e camini. La chiodatura è classica e da integrare ma ad alcune soste sono comparsi dei fix.
Attacco, descrizione della via
I sentieri per l'avvicinamento partono dalla piccola contrada Gardeccia situata sopra Pera di Fassa. Purtroppo non è possibile raggiungere la frazione mediante macchina in quanto vige un divieto di circolazione durante tutto l'anno. E' possibile servirsi del servizio navetta (andata e ritorno 7 Euro) per evitare una lunga camminata su strada asfaltata.
La navetta parte a Pera di Fassa in corrispondenza di un parcheggio che si incontra sulla destra salendo verso Canazei. C'è una seggiovia e un grosso cartello "Bus per Gardeccia". Le corse sono abbastanza frequenti.
La
navetta vi lascerà in corrispondenza del rifugio Gardeccia. Da qui camminare lungo la strada sterrata (sentiero n. 546) che sale al
rifugio Vajolet. La strada salendo costeggia l'imponente parete del Catinaccio. Arrivati al rifugio imboccare il sentiero n. 542 che sale verso il
rifugio Re Alberto. Sulla sinistra è possibile ammirare la parete
sud-est della Punta Emma e l'inconfondibile rampa obliqua (da destra verso sinistra) dove passa la via Steger. Abbandonare il sentiero principale ed avvicinarsi alla rampa. Continuare a traversare a sinistra su cengia, oltrepassando la rampa, fino ad aggirare la parete. L’attacco si trova prima dell’intaglio che separa la Punta Emma dalla parete est del Catinaccio.
1° tiro:
alzarsi per facili roccette sino a raggiunge la rampa obliqua verso destra. Seguirla sino ad un terrazzino dove si sosta (3 chiodi) alla base del diedro. 35
Mt., III, IV, 2 chiodi.
2° tiro:
seguire il diedro sino alla sosta (2 chiodi). 25 Mt., IV+, IV, 2 chiodi.
3° tiro:
seguire ancora il diedro, poi superare lo spigolo e salire dei
gradini fino alla base di una placca fessurata, superata la quale
si raggiunge la sosta (3 chiodi+cordini) su terrazzino. 50 Mt., IV, IV+, 1chiodo.
4° tiro:
obliquare leggermente a destra (ignorare la sosta intermedia)
puntando alla grossa fessura strapiombante. Appena prima di
raggiungerla salire la placca nera alla sua sinistra. Al suo
termine obliquare a sinistra sino alla sosta (2 fix) su cengia.
40 Mt., III, II, IV, IV+, V-, 3 chiodi, 1 sosta intermedia (2 chiodi).
5° tiro:
obliquare a sinistra puntando alla placca nera. Superarla poi, con l’aiuto di una lama, raggiungere un piccolo strapiombo giallo. Affrontarlo direttamente con passaggio atletico (ben manigliato) e sostare (2 fix) sul terrazzino soprastante. 30
Mt., IV, V-, 4 chiodi.
6° tiro:
per un vago diedro nero sopra la sosta e poi in verticale sino al camino che caratterizza l’uscita della via. Risalirlo pochi metri e sostare (2 fix). 35
Mt., IV+, IV, 2 chiodi.
7° tiro:
seguire il camino. Appena prima del suo termine uscirne a destra e sostare (grosso spuntone da attrezzare).
40 Mt., IV+, IV, 1 chiodo, 1 clessidra con cordino.
A questo punto proseguire per rocce facili e sfasciumi sino alla vetta (qualche ometto). Circa 150
Mt., max II.
Discesa
Dalla vetta puntare al rifugio Re Alberto seguendo l'evidente traccia (ometti) che discende sul versante nord-ovest. Con un breve tratto molto esposto (proteggersi)
spostarsi decisamene a sinistra (viso a valle) in direzione della forcella tra la Punta Emma ed il Catinaccio. In corrispondenza di un piccolo terrazzino con ometto
(difficile da individuare) c'è un ancoraggio cementato per effettuare una calata in corda doppia e raggiungere il canale sottostante. Imboccare poi il sentiero che conduce a valle.
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