Descrizione generale
La prima salita a questo torrione fu compiuta nel 1899 da Tita Piaz e da Emma della Giacoma alla quale il grande Piaz dedicò la salita battezzando questo torrione con il nome di Punta Emma. L'anno successivo il "Diavolo delle Dolomiti" aprì in solitaria un nuovo itinerario sulla parete Nord-Est. La via segue la caratteristica spaccatura che incide la parete (ben visibile dal Rifugio Vajolet). Le numerose ripetizioni hanno levigato qualche appiglio. Alcune soste sono attrezzate su chiodi (quella del quarto tiro è su spit), altre invece sono da attrezzare su clessidre o spuntoni.
Attacco, descrizione della via
I sentieri per l'avvicinamento partono dalla piccola contrada Gardeccia situata sopra Pera di Fassa. Purtroppo non è possibile raggiungere la frazione mediante macchina in quanto vige un divieto di circolazione durante tutto l'anno. E' possibile servirsi del servizio navetta (andata e ritorno 7 Euro) per evitare una lunga camminata su strada asfaltata.
La navetta parte a Pera di Fassa in corrispondenza di un parcheggio che si incontra sulla destra salendo verso Canazei. C'è una seggiovia e un grosso cartello "Bus per Gardeccia". Le corse sono abbastanza frequenti.
La
navetta vi lascerà in corrispondenza del Rifugio Gardeccia. Da qui camminare lungo la strada sterrata (sentiero n. 546) che sale al Rifugio Vajolet. La strada salendo costeggia l'imponente parete del Catinaccio. Arrivati al rifugio imboccare il sentiero n. 542 che sale verso il Rifugio Re Alberto. Sulla sinistra è possibile ammirare la parete Nord-Est della Punta Emma e l'inconfondibile camino-fessura che la caratterizza.
Abbandonare il sentiero e per facili rocce salire fin sotto la base
del camino. Attrezzare su clessidre una comoda sosta.
1° tiro:
salire verticalmente lungo la sovrastante fessura sino a raggiungere un terrazzo. Spostarsi ora a sinistra sino ad un grosso spuntone con dei cordini e maglia rapida per la calata. Qui sostare. 40 Mt., III, II.
2° tiro:
dalla sosta salire il diedro sino ad incontrare un piccolo strapiombo evitarlo traversando verso destra e salire lungo una fessurina sino a quando è possibile spostarsi nuovamente a sinistra su di un comodo
(ma piccolo) terrazzino dove si sosta (3 chiodi+cordini).
20 Mt., IV-, III+, IV-, 3 chiodi.
3° tiro:
tiro chiave della via. Salire lungo il camino, a volte in leggero strapiombo sino al suo termine dove diviene molto stretto. Uscirne a fatica (anche per via del masso incastrato) e proseguire su
sfasciumi sino a raggiungere una piccola clessidra sulla sinistra (viso a monte) dove si attrezza la sosta. A questo punto la grande spaccatura che incide la parete Nord-Est piega decisamente a sinistra.
35 Mt., V, IV+, 1 clessidra con cordoni ed anello, 2 nut, 5 chiodi.
4° tiro:
seguire la spaccatura per alcuni metri, indi portarsi in placca a sinistra per rocce più semplici e proseguire verticalmente sino a quando sulla destra s'incontra un comodo terrazzino con alla spalle una piccola nicchia. Qui si sosta comodamente (3 spit ed eventualmente 1 vecchio chiodo). 40 Mt., IV-,
2 chiodi, 2 clessidre.
5° tiro:
ancora lungo la direttiva della fessura su una comoda rampa. Dopo aver vinto una paretina verticale si sosta (spuntone).
40 Mt., III+, 3 clessidre.
6° tiro:
salire nella conca senza passi obbligati sino a raggiungere la
cresta dove s'incontra uno spuntone con cordino sul quale si sosta. 35 Mt., II.
A questo punto proseguire per rocce facili e
sfasciumi sino alla vetta (qualche ometto). Circa 150 Mt. I, II.
Discesa
Dalla vetta puntare al rifugio Re Alberto seguendo l'evidente traccia (ometti) che discende sul versante nord-ovest. Con un breve tratto molto esposto (proteggersi)
spostarsi decisamene a sinistra (viso a valle) in direzione della forcella tra la Punta Emma ed il Catinaccio. In corrispondenza di un piccolo terrazzino con ometto
(difficile da individuare) c'è un ancoraggio cementato per effettuare una calata in corda doppia e raggiungere il canale sottostante. Imboccare poi il sentiero che conduce a valle. |