Descrizione
generale
La Nord del Pizzo d'Uccello è sicuramente la parete più
famosa di tutto il gruppo delle Alpi Apuane. La via più importante della parete è la via Oppio/Colnaghi (chiamata anche via Classica). La nostra salita doveva svolgersi lungo la via Ratti/Marchetti, ma a causa di una relazione molto imprecisa abbiamo erroneamente attaccato la variante basale dei Fiorentini. Successivamente, dopo esserci accorti di essere fuori strada, impossibilitati a fare dietro-front abbiamo proseguito la salita cercando di identificare
le linee di salita più logiche. Ne è uscito quindi un miscuglio di vie. Alle 18.30,
non sapendo con certezza in quale punto della parete fossimo finiti,
abbiamo preso la decisione di chiamare il soccorso alpino ma, data la tarda ora, l'elicottero non ha potuto decollare. Il bivacco è stato quindi d'obbligo. La mattina seguente una squadra di "omini rossi" ha raggiunto di buon'ora la foce dei Siggioli da dove con un cannocchiale ha scrutato la nostra posizione comunicandoci le direttive per portare a compimento la nostra salita.
Col senno di poi non possiamo negare di aver vissuto una bella esperienza.
Attacco, Descrizione della via
Dall'autostrada A15 uscire ad Aulla. Svoltare subito
a destra e poi a sinistra. Seguire le indicazioni per Fivizzano.
Dopo qualche chilometro seguire per Casola in Lunigiana e successivamente
per Minucciano. Oltrepassato il paese, subito dopo una galleria
svoltare a destra seguendo le indicazioni per "Orto di Donna" e per il rifugio Donegani (riaperto da meno di un anno dopo ben
sette di chiusura).
Giunti al rifugio la strada è sbarrata e occorre proseguire
a piedi. Oltrepassato il primo tornante, dopo qualche centinaio
di metri sulla destra, disegnata sulla roccia, c'è una
freccia con scritto all'interno 187 e una targa che indica la
Foce Sìggioli. Da questo punto salire nel bosco sino a
giungere sulla cresta di Caprarossa (1420 Mt. circa - qui corre
il sentiero n. 181). A questo punto avrete davanti a voi l'imponente
parete nord. Piegare a destra e raggiungere la ferrata "Zaccagna"
mediante la quale si scende lungo un'affilata cresta fino a
giungere ai "Cantoni di Neve Vecchia" (nomignolo appioppato
dagli abitanti del posto perché in questo angolo la neve tarda
ad andarsene). Terminata la ferrata ci si dirige verso la base
della parete. A circa un terzo della parete si può notare un'evidentissima
depressione e, sulla sua verticale, a pochi metri da terra, un
caratteristico tetto a freccia. Appena a sinistra di
quest'ultimo individuare un chiodo con un vecchio cordino a circa
5/6 metri da terra dove ha inizio la variante dei Fiorentini.
1° tiro:
salire verticalmente per qualche metro puntando all'evidente chiodo.
Spostarsi a sinistra per poi salire verticalmente sino a raggiungere
un'ampia placconata. Qui obliquare verso destra sino
a raggiungere la sosta (situata su di un terrazzino alla base di una fascia di
tetti) costituita da un chiodo con anello e uno spit. 55 Mt., IV+, V,
4 chiodi.
2 ° tiro:
tiro breve. Dalla sosta si rimonta la rampa che sale in obliquo
verso sinistra sino a sostare su due chiodi (non vicinissimi)
proprio nel punto in cui la rampa si interrompe e diviene possibile
procedere verso destra passando sopra gli strapiombi. 25 Mt., II, IV.
3° tiro:
dalla sosta traversare orizzontalmente verso destra in massima
esposizione, ultimi metri leggermente in discesa, fino a giungere
alla base di un diedro fessurato dove si sosta su di un chiodo da
integrare.
40 Mt., II, 1 chiodo e 1 spit.
4° tiro:
salire atleticamente il diedro sino al suo termine. Proseguire
verticalmente su roccia molto delicata per circa 5 metri, quindi
spostarsi leggermente a sinistra su di un piccolo ripiano e sostare (3 chiodi). 50 Mt.,
V+, IV+, V, 1 chiodo.
5° tiro:
ancora verticalmente inizialmente su ottima roccia poi un po'
friabile. Raggiungere una cengia/rampa che si segue verso
sinistra portandosi così alla base dell'evidente camino
che sale in direzione della vetta. Qui ci si aggancia
alla Diretta dei Pisani di Biagi/Nerli/Zucconi. Sosta
da attrezzare.
70 Mt., V, IV+, III, 4/5 chiodi.
6° tiro:
salire lungo il camino con roccia ottima. Sosta da attrezzare.
60 Mt., IV, IV+.
7° tiro:
proseguire ancora nel camino sino ad una strozzatura (chiodo).
Vincerla con passo atletico e salire ancora sino a quando il camino
si stringe notevolmente e le difficoltà aumentano. Attrezzare
la sosta su di un chiodo e sasso incastrato. 60 Mt., IV+,
V, 1 chiodo.
8° tiro:
tiro delicato, ma ben protetto. Ancora lungo il camino sino a
quando sulla sinistra vi è un terrazzino con dei cordini
di sosta posizionati su di uno spuntone. Ignorare la sosta e proseguire
lungo il camino in leggero strapiombo ma con ottimi appigli sino
a quando è possibile uscire sulla destra su di un terrazzino.
Proseguire in direzione della larga cengia erbosa e
sostare prima di raggiungerla su un chiodo da integrare.
50 Mt., V+, IV+, IV, 9 chiodi.
9° tiro:
traversare lungo la cengia su terreno semplice puntando
a raggiungere gli evidenti alberi sui quali si sosta. 70 Mt., II,
1 chiodo.
10°
tiro:
procedere ancora un poco in traverso, poi salire in direzione di una
grossa pianta posta alla
base di un diedro. Circa 15 Mt. più a destra si trova uno
spigolo, oltre il quale c'è un ampio canale dove corre la via della Gola.
50 Mt., II.
11° tiro:
salire il diedro sino al suo termine. Spostarsi un poco a sinistra e riprendere
a salire (via Ratti-Marchetti). Attenzione agli ultimi
metri su rocce friabili che conducono ad un terrazzino sul quale si
sosta (2 chiodi nascosti dall'erba). 50 Mt., V+, V, IV+, 1 nut incastrato.
12° tiro:
traversare a destra per piccola cengia sino a raggiungere uno spit sul quale si sosta. 25 Mt., II.
13° tiro:
continuare il traverso; dopo alcuni metri effettuare una spaccata, e
poi proseguire fini ad entrare nel camino/canale (dove corre la via della Gola)
e sostare al suo inizio su due vecchi chiodi. 40 Mt., II, 1 passo di IV,
2 chiodi.
14° tiro:
salire lungo il camino/canale
sino a quando è possibile uscire sulla sinistra per facili rocce. La sosta è su di un vecchio chiodo da integrare.
30 Mt., III+, II, 1 chiodo.
15° tiro:
salire la rampa obliqua a sinistra della sosta sino al suo termine dove si sosta su di un chiodo. La roccia è un poco marcia e molto sporca di terra. 55 Mt., III, IV+, II,
3/4 chiodi.
16° tiro:
a questo punto seguire la piccolissima cengetta erbosa che sale in obliquo verso destra e che punta nuovamente al caminone dove corre la "Via della Gola". Si sosta poco prima di arrivare al camino (da attrezzare). 50 Mt., IV, IV+.
17° tiro:
salire la parete a sinistra della sosta dapprima su roccia buona e poi su roccia marcia, sino ad
una larga terrazza detritica. Sosta da attrezzare, presenza di una
clessidra non facile da individuare. 40 Mt., V, IV+.
18° tiro:
facendo attenzione a non smuovere materiale instabile prosegue per terreno semplice piegando verso sinistra e salendo un'ampia rampa appoggiata sino a raggiungere la sua sommità. Sosta su spuntone. 55 Mt., II, passi di III.
19° tiro:
rimontare la parete finale uscendo così sulla cresta di Nattapiana. Roccia
molto friabile nei primi metri. 15 Mt., IV+, V.
La via originaria proseguiva lungo la cresta di Nattapiana sino alla vetta. Seppure all'apparenza le difficoltà sembrino contenute la salita si svolge su roccia marcia e altamente instabile. Le cordate normalmente, dall'uscita della via si
abbassano per qualche metro e iniziano a traversare la parete in
direzione sud (non scendere in direzione dell'avvallamento). Lungo la traversata
(roccia abbastanza friabile) è presente per un breve tratto un cavo metallico
che risulta ancorato in malo modo. Dopo aver svallato continuare a traversare
verso est (roccia nettamente migliore) sino a raggiungere una traccia di sentiero abbastanza marcata. Da qui salire per canalone (facile) sino alla vetta (qualche ometto).
Discesa
Dalla vetta scendere mediante la via Normale (bolli) che corre lungo la
cresta est fino a giungere alla Foce di Giovo (non fermarsi al Giovetto) dove è situata una palina in legno con delle
indicazioni. Scendere a sinistra (sentiero n. 37) in direzione
delle cave di marmo di "Orto di donna" e del rifugio Donegani. |