Giornata con tempo ottimo. Il sentiero dell'avvicinamento, a parte il primo tratto su strada carrozzabile, è più che altro una ripidissima traccia che sale pressoché dritta nel bosco. Quello di discesa è evidente (e in un certo senso obbligato) e ben segnalato con ometti. Bisogna affrontare, all'inizio ed alla fine, due ripidi canalini terrosi; il primo può essere superato agevolmente grazie ad una calata in corda doppia, il secondo grazie ad una corda fissa recentemente posizionata. Abbiamo scoperto che esiste un'altra opzione per la discesa, leggermente più lunga ma più semplice, meno pericolosa e nel complesso anche più veloce. La roccia in via è molto buona. |
Descrizione generale
La Valdastico è una delle tre valli "simbolo" dell'arrampicata veneto-trentina. Il Diedro Stefani/Toldo è una delle ultime nate sulle sue pareti e fa parte di una sorta di progetto di riqualificazione della valle rendendo disponibili, agli alpinisti medi, itinerari inconsueti, semisconosciuti, o rimasti per anni incompiuti come in questo caso. La via infatti percorre un evidentissimo e logico diedro che era già stato puntato, nel 1986, da
Pietro "Gippo" Menenghini, Gianpietro Michelusi, Michele Michelusi e Carlo Lovisetto i quali si arenarono a circa 40 metri da terra. A completare l'opera ci penseranno Matthias Stefani e Marco Toldo il 14 aprile 2017 principalmente con l'uso di protezioni veloci e qualche chiodo. Successivamente torneranno per ripulire la roccia dal marcio superficiale e dalla presenza di grosse zolle d'erba che ostacolavano il passaggio. Infine sistemeranno anche la chiodatura rendendola completa, sicura e abbastanza ravvicinata con l'intenzione di rendere la via fruibile a molti (da apprezzare, visto i tempi che corrono, lo stile alpinistico con solo l'uso di chiodi). Arrampicata varia in placca, diedro e strapiombo seguendo una linea molto logica.
Attacco, descrizione della via
Raggiungere la frazione di San Pietro Valdastico e seguire la strada principale fino ad una fontana posta davanti alla chiesa. Qui imboccare la stretta strada sulla sinistra che si trova quasi di fronte alla fontana. E' la strada che conduce a Castelletto e Rotzo ma non ci sono indicazioni. Seguirla, superando 8 tornanti, fino all'evidente edificio dell'acquedotto nei pressi del quale si parcheggia (coordinate 45.86460, 11.37127). E' possibile giungere in questo punto seguendo la SP78 (più agevole) in direzione Rotzo e, poco prima di Castelletto, prendere la stradina sulla sinistra fino all'acquedotto. Pochi metri a monte della struttura, sulla sinistra, si stacca una strada carrozzabile (percorribile con un 4x4, sconsigliamo con auto normale). Seguirla per circa 400 metri fino ad un grosso masso sulla sinistra con ometti. Imboccare la traccia che si trova di fronte e che sale molto ripida nel bosco (ometti). Giunti alla base della parete (visibile il diedro della via) individuare il canale (corda fissa) che permette di superare lo zoccolo. Nei pressi del canale c'è un tronco con un cartello di legno su cui sono scritti i nomi "Diedro Stefani/Toldo" e "Spigolo degli Ignoti". Risalire il canale
sino al termine della corda fissa (II+, 25 Mt. circa) e poi traversare a sinistra in leggera ascesa, su una cengetta, fino all'attacco della via (2 chiodi e cartello in legno con nome della via).
1° tiro:
partendo a sinistra della sosta si sale per muretto tendendo verso destra. Si traversa alcuni metri a destra e si risale la grigia placca successiva sempre con piccoli spostamenti verso destra. Un breve diedrino conduce al piccolo pulpito dove si sosta (3 chiodi+cordone+maglia rapida).
40 Mt., V+, V, 11 chiodi, 1 sosta intermedia (2 chiodi+cordone).
2° tiro:
alzarsi due metri nel diedro e spostarsi a destra per risalire una breve placchetta a liste. Riportarsi nel diedro all'altezza di una pianticella (lama instabile appena sopra la pianta) e seguirlo, su roccia ottima, fin sopra ad un pilastrino a sinistra del quale si trova la sosta (3 chiodi con cordone+anello). 30 Mt., IV+, 9 chiodi di cui 1 con cordone.
3° tiro:
alzarsi fino a prendere il bel diedro fessurato obliquo verso destra. Dopo una strozzatura con passo strapiombante
fare attenzione a non proseguire dritti ma traversare a destra 4-5 metri. Per raggiungere la sosta (3 chiodi+cordone+anello) bisogna fare un passo alzandosi sulla cengia soprastante. 35 Mt. V-, V+, 7 chiodi, 1 clessidra con cordone.
4° tiro:
spostarsi a destra e poi alzarsi sfruttando la lama gialla. Un breve diedrino permette di uscire verso destra raggiungendo la terrazza erbosa dove si attrezza una sosta (pianta+cordone+anello). 20 Mt., V-, IV+, 5 chiodi.
5° tiro:
raggiungere la fascia rocciosa puntando alla base della spaccatura che sale diagonale verso destra. Seguirla per i primi metri (passi strapiombanti) e poi uscire a destra continuando ad obliquare verso destra, per muretti e fessurine, fino ad una comodissima sosta (2 chiodi+cordone+anello, libro di via).
35 Mt., V+, 6 chiodi.
6° tiro:
traversare a destra sotto al tettino e poi salire accanto a dei grossi massi. Puntare al diedrino soprastante (attenzione a non uscire in traverso a destra) oltre il quale si raggiunge il bosco sommitale. Sosta da attrezzare (pianta). 25 Mt., IV, VI- oppure A0, V, 4 chiodi.
Discesa
Alzarsi pochi metri fino ad incrociare una traccia che va seguita verso destra (viso a monte). Giunti ad un'evidente canalone abbassarsi pochi metri fino un grosso faggio (attenzione terreno instabile). Qui conviene effettuare una calata in corda doppia (cordone+anello). Continuare ad abbassarsi nel canale fino un salto roccioso che sbarra il passaggio. Traversare a destra contro la parete e poi
giù nel bosco (sempre verso destra, numerosi ometti) fino al canalino percorso per raggiungere l'attacco. Qui abbassarsi sfruttando la corda fissa.
Seguendo a ritroso il percorso dell'avvicinamento si ritorna al parcheggio.
E' possibile seguire un percorso alternativo (non testato da noi ma dalla cordata che avevamo dietro e che è arrivata prima alla macchina). E' leggermente più lungo ma più semplice, meno pericoloso e nel complesso più veloce. Giunti in vista del canale di discesa, anziché scendere al grosso faggio, continuare in piano fino a delle costruzioni. Qui un evidente sentiero conduce alla strada asfaltata che si segue verso destra fino all'acquedotto. |