Descrizione
generale
Poco più di 20 anni fa Andrea "Gigante" Savonitto descriveva con queste parole, quasi poetiche, il Pinnacolo di Maslana.
Dal libro "Arrampicate scelte nel Bergamasco", Andrea Savonitto,
edizioni Melograno:
"Un castello alto e slanciato. Una forma perfetta di linee precise. Un territorio sfuggente di profonde e costanti fessure che con lo sguardo si perdono nell'azzurro. Delle placche ripide e lisce appena rigate da quarzi e poggianti su ripidi prati macchiati di betulle. Un albeggio riposante immerso nei fiori. Erba fresca tra mucchi di sassi e la sensazione di far parte del Tutto...
... Mani che raspano o s'insinuano ritmiche. Gambe che spingono e piedi che si torcono. Strutture che passano e si accavallano avvicendandosi ad altre più incredibili. Un diedro di sessanta metri, immutabile, ed un tetto squadrato di otto. Un camino profondissimo e fresco. Una cima raccolta e sospesa su di un mondo aperto e solare...
A cinquanta chilometri da Bergamo, in alta Valbondione, si ergono sopra a verdi alpeggi tre torri monolitiche di roccia arancione. In un inferno di scisto frantumato ed arido tre pilastri d'un pezzo, segati col rasoio da un unico blocco originario. Il loro nome è Pinnacolo di Maslana e, senza dubbio, costituiscono uno dei centri di arrampicata moderna più importanti del Bergamasco ed uno dei più belli ed interessanti in senso assoluto tra quelli Lombardi, soprattutto se si tiene conto della precipua caratteristica delle arrampicate che su di esso si possono svolgere: l'incastro. Tale tecnica infatti in questo territorio sfuggente riesce a trovare tutte le possibili performances in fessure che talvolta si estendono rettilinee per più di cento metri con un diametro variabile tra il centimetro ed il mezzo metro, attraversando, incontaminate, tutti gli impedimenti posti sul loro tracciato, tetti, placche, strapiombi, e muri verticaleggianti. [...]"
Dopo aver letto una descrizione del genere come si fa a resistere alla voglia di andare a vedere da vicino, almeno una volta, questo "Pinnacolo"? La via "Vent'anni di Sfiga" presenta una linea logicissima e di soddisfazione. E' l'itinerario del Pinnacolo con uno sviluppo maggiore ed è stato aperto da Andrea Savonitto, Alessandro Gogna, Giovanni Rosti e Claudio Persico il 16 maggio 1982.
In via sono presenti dei vecchi chiodi ma occorre (ovviamente dove possibile) integrare con dadi e friend. Alcune soste sono da attrezzare.
Attacco, descrizione della via
Da Valbondione si prosegue sino a raggiungere la località "Pianlibere" dove si trova la stazione di partenza della funivia che sale alla diga del Barbellino nei pressi del rifugio Curò. Circa 100 metri dopo la stazione si trova, sulla destra, un parcheggio.
Attraversare il torrente e seguire il sentiero n. 332 (indicazioni per Cascate del Serio e Rifugio Curò) che in circa 15 minuti conduce al piccolo borgo di Maslana. Continuare sino ad incontrare un canale che divide il borgo in due piccole frazioni (generalmente è presente neve sino a giugno); superarlo e salire lungo prati sino ad entrare nel bosco. Qui il sentiero diviene più marcato e segnato con dei bolli rossi. Raggiunto un traliccio dell'elettricità immerso tra i faggi il sentiero piega a sinistra e raggiunge il pilone della funivia. Proseguire ancora nel bosco, superare qualche tornante sino ad uscire su di una radura. Qui il Pinnacolo regala una vista mozzafiato di se stesso. Seguire ora la traccia (più marcata) superando due brevi tratti di corde fisse sino a giungere ad una grotta dove si trova l'attacco.
1° tiro:
salire a destra della grotta cercando di identificare il terreno più semplice (non seguire
i fix - via New Age). Superare un diedro molto aperto
e pieno d'erba che conduce ad una terrazza con delle piante. Qui si sosta
(2 fix).
40 Mt., III+, III.
2° tiro:
salire la placca stando indicativamente sul filo destro,
verso lo spigolo. Proseguire per una fessura con erba puntando alla
base di un grosso tetto ad arco che ricorda quello de "Il risveglio di Kundalini". Sostare sulla
terrazza erbosa alla base del tetto (1 chiodo+1 fittone). 50 Mt., V+, IV, IV+, III, 1 chiodo con anello (attacco della via "L'ultimo shampoo del generale Custer").
3° tiro:
salire e traversare sotto il grande tetto sino ad uscire su di
una placca incisa da fessure dove si trova la sosta (2 chiodi+1 nut incastrato).
40 Mt., V, VI-, V+, VI,
4 chiodi.
4° tiro:
salire lungo un sistema di fessure, vincere il muretto verticale ed entrare nel camino. Qui sostare (masso incastrato+1 spit).
30 Mt., IV+, VI-, V, 1 chiodo, 1 friend incastrato,
1 dado incastrato.
5° tiro:
traversare a sinistra con un passo in discesa sino a raggiungere
una lama che consente di raggiungere un piccolo terrazzino di sosta
(3 chiodi+1 golfaro). 30 Mt., V, V+, V, VI,
2 chiodi.
6° tiro:
salire la fessura strapiombante sino a quando questa è chiusa da un tetto. Qui uscire a sinistra aggirando lo spigolo. Continuare per placche appoggiate sino ad un terrazzino dove si trova la sosta (2
fix).
30 Mt., VI, VI+ oppure VI e A0, VI, V, 3 chiodi, 1 nut incastrato.
7° tiro:
la via originale sale lungo il diedro erboso a sinistra della sosta. E' possibile invece
superare la placca a destra (buoni appigli) portandosi poi alla base di una fessura verticale che conduce all'interno di un camino dove occorre attrezzare
la sosta (clessidre create da massi incastrati).
Attenzione: presenza di una corrente d'aria gelida... 30 Mt., V-, V, 1 chiodo.
8° tiro:
nonostante questa non sia la lunghezza chiave è sicuramente
quella più impegnativa da un punto di vista psicologico. Le poche protezioni presenti (che a volte si rubano alle vie adiacenti) e l'alta improteggibilità
rendono questa lunghezza molto impegnativa. Percorrere tutto il
camino che poi diviene fessura sostando al suo termine su di una
grossa terrazza erbosa (sosta da attrezzare su massi incastrati).
50 Mt., 5 chiodi,
2 spit, IV+, VI, V+, VI-.
9° tiro:
percorrere la fessura di destra del grande tetto sommitale.
Necessario per superare i primi metri incastrarsi nella stretta feritoia.
Poi per canalino raggiungere le rocce di cresta e la sovrastante sosta. 50 Mt.,
3 chiodi, V+, VI, VII- oppure A0, V, III.
Discesa
La discesa avviene mediante delle calate in doppia:
1a. calata: dalla vetta scendere verticalmente sino a raggiungere un piccolo ripiano sulla destra dove si trovano 3
fix collegati da cordini;
2a. calata: da questa sosta si raggiunge la S6;
3a. calata: scendere ignorando una prima sosta attrezzata (molto
scomoda) sino ad un piccolo terrazzino (sosta di "Vento beffardo");
4a. calata: scendere per 60 metri obliquando poi a sinistra sino
alla S1;
5a. calata: scendere per circa 30 metri sino a raggiungere l'attacco.
Da qui si rientra percorrendo a ritroso il sentiero d'avvicinamento. |