Piccolo Dain - Via Valerio Fontana

 
Zona montuosa Prealpi Trentine - Valle del Sarca Località di partenza Fraz. Sarche - Madruzzo (TN)
Quota partenza 250 Mt. Quota di arrivo 770 Mt.
Dislivello totale +340 Mt. per l'attacco
+180 Mt. la via (255 lo sviluppo)
Sentieri utilizzati Non numerati
Ore di salita 1 h. 10' per l'attacco
7 h. 30' la via
Ore di discesa 1 h. 15'
Esposizione Sud Giudizio sull'ascensione Ottima
Data di uscita 25/04/2009 Difficoltà V+, A1, A2
Sass Balòss presenti
Bertoldo.
Amici presenti

Paolo.

Condizioni climatiche, dei sentieri e della roccia

Giornata soleggiata con ottime temperature. Il sentiero per l’avvicinamento è comodo mentre la prima parte della discesa presenta tratti esposti che richiedono piccoli passi d'arrampicata. La roccia in via è generalmente buona ma non mancano qualche tratto di con roccia delicata.

Eventuali pericoli

Soliti da arrampicata.

Presenza di acqua
No.
Punti di appoggio
Nessuno.
Materiale necessario oltre al tradizionale

Normale materiale per arrampicata. Portare con sé due staffe e fiffi. La via è decisamente ben chiodata ma durante la prima lunghezza occorre integrare i chiodi mancanti con dadi e friend. Portare anche un martello per ribattere i chiodi ballerini.

Caratteristiche dell'arrampicata

Descrizione generale
Grandiosa linea di salita aperta dal giovanissimo Angelo Ursella in compagnia di Tarcisio Pedrotti, Andrea Andreotti e Marcello Rossi il 19-21-22 marzo del 1970.
La via (la prima ad essere aperta sulla parete del Piccolo Dain) sale lungo un'esile fessura sino a raggiungere lo spigolo dove corre la via "Le strane voglie di Amelie" e richiede un'arrampicata artificiale molto atletica.
La prima salita in libera appartiene a P. Antenhofer e O. Celva nel 2000 i quali hanno assegnato difficoltà di VII+ e VIII.

Attacco, descrizione della via
Da Arco di Trento risalire tutta la Valle del Sarca fino ad arrivare a Sarche. Qui la strada si divide. Prendere a sinistra in direzione di Madonna di Campiglio. Dopo pochi metri svoltare a destra (indicazioni bocciodromo e ferrata Rino Pisetta) e parcheggiare accanto al bocciodromo. Imboccare il sentiero che sale in direzione del bosco (indicazioni per la ferrata) sino a giungere vicino alla parete sud del Piccolo Dain. Qui un bivio verso destra porta alla ferrata mentre il sentiero di sinistra prosegue costeggiando la parete seppur ad una certa distanza. Dopo aver superato dei tratti attrezzati il sentiero sale in direzione dello spigolo. Poco dopo aver incrociato il bivio che arriva da sinistra dalla Parete del Limarò (discesa delle vie Amazzonia, Orizzonti Dolomitici, Via il razzismo dal mondo, Moonbears, ecc.) sulla destra si stacca una piccola traccia (bolli rossi e ometto, alcune corde fisse sul tracciato) che conduce ad una caratteristica ed espostissima cengia dalla quale attaccano numerose vie (Le strane voglie di Amelie, John Coffey, Direttissima Loss-Pilati, ecc). L'attacco della Valerio Fontana si trova poco prima del termine di questa cengia (presente un albero) in corrispondenza di un diedrino che poi diviene fessura (visibili i primi vecchi chiodi ad anello).

1° tiro:
salire la fessura a tratti strapiombante sino a quando sulla sinistra, in corrispondenza di una placca grigiastra si trova la sosta. Durante il tiro è richiesto qualche passo in libera. Lunghezza molto lunga, portare parecchi rinvii. 40 Mt., V+, A1.

2° tiro:
ritornare sulla destra e seguire l'esile fessurina che conduce ad una placca. Qui vincere lo strapiombo che presenta roccia bianca un poco friabile. Proseguire poi sino alla sosta. 25 Mt., A2.

3° tiro:
seguire ora la bellissima fessura sino ad uscire su di un comodo terrazzino dove si trova la sosta a spit della via "Dudaev". Sulla lunghezza è presente una sosta intermedia. 50 Mt., A1.

4° tiro:
rimontare lo spigolo sovrastante la sosta (non seguire gli spit) e attraversare poi a destra lungo una bellissima placca a gocce sino a raggiungere un diedro fessurato oltre il quale si trova la sosta (sempre in comune con la via "Dudaev"). 20 Mt., A1, V+, A1.

5° tiro:
proseguire lungo il sovrastante diedro rosso strapiombante sino ad uscire su di una comoda cengia che consente di traversare a sinistra sino alla sosta. 30 Mt., A2, IV+.

6° tiro:
salire verticalmente per qualche metro e poi traversare a sinistra in placca uscendo sullo spigolo del Dain dove corre la via "Le strane voglie di Amelie". Sostare in corrispondenza di un albero dove si trova anche il libro di via. 35 Mt., IV+, V+, IV+.

7° tiro:
traversare a destra sino alla base della placca. Si prosegue ora sulla placca lavorata sempre obliquando a destra sino a raggiungere un piccolo pulpito (espostissimo) dove si sosta. 40 Mt., 5a, 10 spit.

8° tiro:
dopo i primi metri su roccia si prosegue su erba fino ad incrociare il sentiero di discesa. 15 Mt., 4c, 2 spit.
Discesa
Seguire la traccia verso sinistra (viso a monte) che scende sino a raccordarsi con il sentiero percorso durante l'avvicinamento (tratti molto esposti che richiedono dei passi d'arrampicata).

Note

VIA NUOVA AL DAIN - di Angelo Ursella – tratto dal libro "Il ragazzo di Buia" edito da CDA/VIVALDA:
29 aprile: riprendo a scrivere dopo quasi due mesi. In tutto questo tempo sono successe tante cose e la situazione è un po' cambiata. In questo periodo ho avuto l'occasione di visitare la Val Rosandra, in compagnia di Rodolfo Simuello. Un giorno, a dir poco, drammatico! In grave crisi, arrampicando da solo, rischio il volo ad ogni innalzamento. Non mi interessa più nulla.
Faccio conoscenza col fortissimo Enzo Cozzolino. Legato alla sua corda, ho la sgradevole sorpresa di volare su un passaggio in libera.
La settimana seguente è uno sforzo continuo per ritrovare me stesso. Mi metto in contatto con Tarcisio Pedrotti per arrampicare al Dain.
19 marzo, ore sette. Sono alle Sarche in attesa degli amici di Trento. Loro saliranno verso lo zoccolo del Piccolo Dain, mentre io farò un salto a Cavedine.
Salgo verso il paese di Graziella, mentre il cuore mi batte forte. Come sarà quest'incontro? Mi sento in preda a paura e angoscia.
Sono arrivato, suono il campanello. Emozionatissimo, entro, lei mi sorride… è un momento meraviglioso…
Poco dopo riparto: “Ci rivedremo stasera, ciao”.
Sono sconvolto dalla gioia!
Salgo velocissimo alla base della parete, dove mi attende Tarcisio con due suoi amici: Andrea Andreotti e Marcello Rossi. Ci avviamo lungo lo zoccolo, impastato di terra e cespugli, e dopo un'ora di medie difficoltà ci troviamo alla base dello strapiombo. Lungo la parete gialla si disegna una fessura, infissi nella quale alcuni chiodi fanno bella mostra di sé. Evidentemente qualcun altro ha avuto la nostra stessa idea. Sul terrazzino d'attacco troviamo anche due bei mazzi di chiodi. Decidiamo di tentare.
Dopo una decina di metri ho raggiunto l'ultimo chiodo: ora mi attende un bel lavoro. La fessura si presenta larga e sono costretto a farmi mandare l'unico cuneo a nostra disposizione, con la corda di servizio. Non risolvo un granché: la crepa insiste nella sua eccessiva ampiezza. Metto mano allora ad alcuni chiodi lunghissimi, trovati provvidenzialmente nel mazzo scoperto all'attacco. Ora va meglio. Mi inerpico lungo il muro un po' strapiombante e friabile, fin dove la fessura si restringe permettendo una chiodatura normale. Dopo 30 metri, attrezzo il primo punto di sosta su una placca grigia. Andrea attacca a sua volta e mi raggiunge svelto.
Sopra di noi la parete si apre gialla, friabilissima, corredata di un brutto strapiombo che nasconde alla vista il resto della via. Ha tutta l'aria di un osso duro, ma parto deciso. Lentamente mi apro la strada, un chiodo dopo l'altro. Una placca liscia interrompe il regolare decorso della fessura, che riprende 5 metri sopra. Lavoro tenacemente col martello, sulla roccia in condizioni deplorevoli. Provo a piantare un chiodo a sinistra, a destra, in alto, in basso. Niente! Unico risultato è quello di far cadere in testa ad Andrea grosse scaglie. Dopo un ennesimo tentativo, un chiodo riesce a penetrare per due centimetri. Sotto ci sono buoni chiodi; posso tentare. Col fiato sospeso salgo in staffa. Ma la musica non cambia. Un altro chiodino ‘miracoloso' mi gratifica di un ulteriore breve avanzamento. Un terzo ferro, momenti di delicatezza. Ecco, il passaggio chiave è risolto.
Le condizioni in cui si presenta la parete a questo punto non sono certo delle migliori, ma almeno la fessura è riguadagnata. Infiggo una serie di ancoraggi incerti nella crepa, che ora corre verso sinistra.
Il sole ha raggiunto l'orizzonte. Da sotto gli amici mi invitano a ritornare. Scendo in arrampicata fino ad Andrea. Una doppia nel vuoto e siamo all'attacco. Domani ci procureremo materiale adatto, mentre sabato e domenica porteremo a termine la salita.
Alle Sarche ci attendono alcuni amici. C'è anche lei! La accompagno a casa. Passo attimi indimenticabili in sua compagnia.
L'indomani mi ritrovo naso all'aria, con Marcello e Andrea, a studiare meticolosamente la parete. Dopo l'acquisto del materiale necessario, passo a trovare Sam (Samuele Scalet n.d.r.). Concludo la mia giornata in bellezza, assieme a Graziella.
Sabato 21, ore cinque. Andrea, di cui sono ospite, mi viene a svegliare. In un attimo siamo pronti e passiamo a prendere Tarcisio e Marcello.
Alle sette e mezzo mi lego in cordata con Tarcisio e inizio l'arrampicata. Ci seguiranno tra poco Andrea e Marcello con il compito di ricuperare gli zaini. In due ore raggiungo il limite massimo dell'altro giorno. Tento ora di attraversare verso destra portandomi al centro della parete, ma la compattezza della roccia mi costringe a desistere. Continuo allora lungo la fessura, che si snoda marcata sul fondo di un diedro superficiale. La chiodatura si sgrana perfetta. Ogni tanto, come diversivo, un breve tratto in libera.
Dopo ore di arrampicata ci fermiamo per bere qualcosa sopra un minuscolo terrazzino, il primo dall'attacco. Un diedro strapiombante nasconde il resto della parete. Dovrebbe costituire ormai l'ultimo ostacolo. Un chiodo dopo l'altro mi innalzo sul suo fondo, fin dove scorgo la possibilità di uscirne. Su appigli quasi inesistenti traverso a sinistra, supero un breve muro e guadagno una comoda cengia. La via è praticamente fatta.
Infilo parecchi chiodi nella roccia e con una corda formo un passamano. Mi raggiungono Tarcisio e Andrea. Sono le diciannove, è quasi notte. Immerso nella penombra arriva anche Marcello, spaventato dall'idea di dover bivaccare da solo “sull'orrida parete”. All'ultimo momento però, mentre sta per attaccare la traversata, nel tentativo di rinforzarlo, provoca l'uscita dell'ultimo chiodo e si esibisce in un lungo pendolo, fortunatamente senza conseguenze. E' notte, siamo pronti per il bivacco. Da fondo valle salgono grida di saluto. Segnali luminosi ci tengono compagnia fin quasi a mezzanotte.
Alle sei riprendiamo la scalata. Pochi metri difficoltosi e raggiungiamo le facili rocce dello spigolo che delimita la parete. L 'ultima assicurazione la faccio su una grossa quercia.
Scendendo lungo il facile sentiero, incontriamo due alpinisti che stavano salendo alla nostra volta: sono i due autori del primo tentativo. Era loro intenzione dedicare la via all'amico Valerio Fontana, perito nell'estate del '69 sulla Carlesso alla Torre Trieste. Facciamo nostro il loro pensiero e dedichiamo così la nuova via sulla sud del Dain a Valerio Fontana.
Alle Sarche ci stanno aspettando. Rivedo con emozione il volto di Graziella. Si conclude così meravigliosamente la nostra impresa.
A casa ci ritroviamo tutti e quattro per le foto di rito. Poi mi congedo dagli amici, e trascorro un magnifico pomeriggio con Graziella.
Ho passato come in un sogno questi quattro giorni. Vorrei tanto che questa felicità durasse mille anni!

Pubblicazioni

Questa relazione è stata inserita nella guida ARRAMPICARE Dolomiti sud-occidentali vol.1 edita da ViviDolomiti.
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Un chiodo di Angelo Ursella uscito durante la nostra ripetizione

La parete del Piccolo Dain con i tracciati della vie:
in rosso la Valerio Fontana e in viola la Direttissima Loss/Pilati