Descrizione
generale
Il miglior modo per descrivere questa impressionante parete e la via che più la caratterizza è quella di riportare alcuni passi scritti da Cesare Maestri e contenuti nel libro "Arrampicare è il mio mestiere":
"[...]
Il Dain. Questa parete, perché montagna non si può chiamare, si alza sopra il lago di Toblino. Sul versante est di questo contrafforte, Bruno Detassis aprì nel 1933 un difficile itinerario di sesto grado (la via Canna d'Organo n.d.r.). La parete sud del Dain guarda i tornanti del Limarò e nasce dal greto del torrente Sarca alzandosi per 400 metri. Quattrocento metri di strapiombi, di tetti, di zone d'erba. Una parete da molti giudicata impossibile. La conosco già, in parte, attraverso due miei precedenti tentativi. Il primo, andato a monte per le cattive condizioni atmosferiche, con il sestogradista Settimo Bonvecchio, il secondo con il fiorentino Paolo Melucci, istruttore nazionale del CAI. Anche la seconda volta il tentativo è rimasto tale. Due sono state le cause del ritorno: tre denti strappati per un volo di otto metri e la perdita del sacco contenente viveri e materiale. Anche senza l'incidente dello zaino, non avremmo potuto continuare per il dolore che mi torturava e m'impediva di masticare; per tenermi un po' in forza ero costretto a trangugiare qualche boccone già masticato da Paolo.
Le pareti del Dain terminano nel bosco; questo porta a un pianoro sul quale si trova il piccolo paese di Ranzo.
Io per primo capisco che questa salita non ha nessuna importanza alpinistica e che si riduce a una esibizione puramente acrobatica. La cosa però non m'interessa. E' una parete giudicata impossibile e non mi piace rinunciare alla base dei giudizi che vogliono essere verità assolute. Al mondo la parola impossibile non esiste e voglio dimostrarlo cominciando dal Dain.
[...]."
La via fu salita da Cesare Maestri con Claudio Baldessari (capitano degli alpini e comandante del plotone paracadutisti della "Tridentina") nel 1957 rimanendo in parete per 4 giorni facendo grande uso di mezzi artificiali. Durante la salita Cesare Maestri invitò Baldessari a prendere parte alla sua imminente spedizione al Cerro Torre in Patagonia. Baldessari inizialmente accettò ma poi il Ministero della Difesa gli impedì di partire e Cesare Maestri accettò la proposta di Toni Egger.
Per identificare questa elegantissima linea di salita è sufficiente percorrere i tornati che da Sarche salgono verso Madonna di Campiglio.
La via presenta un'arrampicata atletica e faticosa ma decisamente di
soddisfazione. Sconsigliata la ripetizione in presenza di altre
cordate per il rischio di caduta sassi.
Attacco, descrizione della via
Da Arco di Trento risalire tutta la Valle del Sarca fino ad
arrivare a Sarche. Qui la strada si divide. Prendere a sinistra
in direzione di Madonna di Campiglio. Dopo pochi metri
svoltare a destra (indicazioni bocciodromo e ferrata Rino Pisetta) e
poi subito a
sinistra in una piccola strada parallela alla
principale. Proseguire un centinaio di metri fino ad una comoda zona
dove poter posteggiare.
A piedi (andando in direzione di Madonna di Campiglio)
raggiungere nuovamente la statale, superare il ponte ed in corrispondenza del primo tornante prendere una piccola stradina forestale che scende sino al fiume. Continuare sino a raggiungere delle funi metalliche che consentono di attraversare facilmente il torrente. Da qui risalire una traccia che conduce sotto la verticale del diedro. Circa 40 metri più a destra si trova l'attacco della via Amico Berto.
Le prime due lunghezze di corda sono di fatto una variante. La via
originale sale più a destra lungo una rampa erbosa con roccia molto
friabile (difficoltà massima di IV+, sconsigliabile).
1° tiro:
dall'attacco spostarsi a sinistra e salire lungo un diedrino;
superare un piccolo strapiombo e continuare lungo la fessura su terreno sporco e friabile sino a quando è possibile obliquare verso sinistra sino alla sosta (pianta). 45 Mt., V+, VI, IV+, 4 chiodi, 2 cordini su pianta.
2° tiro:
alzarsi su gradoni circa 8 Mt., poi traversare a destra entrando in un boschetto. Procedere sino alla base del grande diedro (grossa edera sui due lati del diedro). Sosta su pianta. 45 Mt., II, 1 pianta con cordone.
3° tiro:
salire lungo il diedro (primi metri in obliquo verso destra) sino ad un terrazzino sulla sinistra dove si sosta (pianta).
30 Mt., VI, IV, 7/8 chiodi.
4° tiro:
si segue il diedro che, dopo i primi metri, piega decisamente
verso destra superando una placconata gialla. Al termine della
placconata, quando il diedro si impenna nuovamente, si trova la
scomoda sosta (3 chiodi+1 spit+2 tasselli). 30 Mt., V+, VI, A0, 11 chiodi.
5° tiro:
continuare ancora lungo il diedro sino ad un'altra scomoda sosta (4 chiodi collegati da un cordone+1 chiodo).
35 Mt., VI+, A0, 7 chiodi, 2 chiodi a pressione.
6° tiro:
passare sotto il tetto a destra, alzarsi alcuni metri superando il
tetto nel suo punto più debole. Obliquare a sinistra fino al comodo terrazzino di sosta (2 chiodi+1 chiodo lontano).
Dopo il tetto la roccia è un po' friabile, ma ormai ben ripulita. 20 Mt., VI, A0, 5 chiodi.
7° tiro:
Maestri qui salì a sinistra lungo la parete a vista un po' friabile (vecchi chiodi ben visibili). Oggi si sale normalmente la fessura a destra della sosta aperta da Gigi Giacomelli e che si snoda su roccia molto compatta. Al termine della fessura si
traversa a sinistra per raggiungere il comodo terrazzino dove si sosta (4 chiodi). 35 Mt., V+, VI+, 4 chiodi, 2 spit.
8° tiro:
salire per la fessura sino ad una nicchia; continuare poi lungo il diedro
ora inciso da una larga fessura sino alla sosta che si trova alla base di un camino ad imbuto (2 chiodi+1 chiodo a pressione).
40 Mt., VI+, A0, 1 sosta intermedia, 7/8 chiodi (alcuni dei quali a pressione).
9° tiro:
alzarsi leggermente nel camino uscendone subito a sinistra con un po' di difficoltà. Continuare lungo il diedro fessurato sino ad un terrazzo
con pianta dove si trova la sosta (2 soste su 2 chiodi a pressione cadauna). 25 Mt., VI, V+, 3 chiodi, 2 chiodi a pressione.
10° tiro:
proseguire sempre nel diedro sino a quando nel centro parte una
larga fessura. Qui traversare verso destra per poi risalire una zona
terrosa obliquando a sinistra fino alla sosta (1 spit). Sicuramente
è possibile continuare nel diedro con la larga fessura, evitando
così la rampa terrosa. Forse difficilmente proteggibile, si tratta
comunque di circa 8 Mt. 35 Mt., V+, IV, I, 1 chiodo.
11° tiro:
si riprende il diedro (inizialmente marcio) a destra della sosta sino a raggiungere un tetto triangolare. La sosta è situata proprio sotto al tetto (2 chiodi). Sui primi metri del tiro, visibili dei vecchi chiodi sulla placca a sinistra del diedro (variante?).
35 Mt., V+, V, 3/4 chiodi, 1 cordone su pianta.
12° tiro:
spostarsi a destra del tetto
e risalire la lama fino al suo termine. Poi per delle rocce rotte
si raggiunge il pianoro alberato al termine della parete. Sosta da attrezzare su pianta.
35 Mt., V+, IV, 1 chiodo.
Discesa
Seguire la traccia verso destra (viso a monte) che inizialmente
è in leggera salita. In breve si raggiunge il sentiero che scende dalla cima del
Piccolo Dain. Qui prendere a destra ed iniziare a scendere
(indicazioni per la ferrata). Superare alcuni tratti attrezzati con
corde fisse sino ad un bivio (scritte su di un masso). Qui scendere
verso destra (ripido) sino a raggiungere l'abitato di Sarche.
Giunti in prossimità delle abitazioni prendere una traccia verso
destra (a sinistra si entra in un terreno privato e, oltre, la strada
è sbarrata con un cancello). Si arriva nel parcheggio del bocciodromo
poco distante dal punto dove si ha parcheggiato la macchina. |