Cima Campiglio - Via Cismon 85

 
Zona montuosa Dolomiti di Brenta Località di partenza Rif. Vallesinella - Madonna di Campiglio (TN)
Quota partenza 1513 Mt. Quota di arrivo 2450 Mt. circa
Dislivello totale +662 Mt. dal parcheggio al rif. Brentei
+75 Mt. dal rifugio all'attacco
+150 Mt. la via
(170 lo sviluppo + 50 roccette)
Sentieri utilizzati n. 317, 318, 305B
Ore di salita 1 h. 30' dal parcheggio al rif. Brentei
15' dal rifugio all'attacco
9 h. la via
Ore di discesa 40' da fine via al rifugio
1 h. 10' il sentiero fino al rif. Vallesinella
Esposizione Est Giudizio sull'ascensione Molto bella
Data di uscita 10/06/2012 Difficoltà V+, A2
Sass Balòss presenti
Bertoldo.
Amici presenti
Ermanno, Paolo.
Condizioni climatiche, dei sentieri e della roccia

Giornata molto brutta tant'è che durante l'avvicinamento ha piovuto più volte. Lo scroscio più significativo però si è verificato mentre eravamo in via ma il grande tetto di 9 Mt. ci ha riparato. I sentieri sono ben segnalati ed evidenti (presente qualche corda fissa e un paio di scale sul sentiero di discesa). La roccia è generalmente buona anche se da ripulire; gli ultimi metri occorre prestare un po' d'attenzione.

Eventuali pericoli
Soliti d'arrampicata in ambiente. Tenere presente che dopo aver superato il grande tetto è da escludersi una discesa a corda doppia.
Presenza di acqua

E' possibile trovare acqua nei pressi del parcheggio di Vallesinella, ai rifugi Casinei (1850 Mt.), Brentei (2175 Mt.). Sul sentiero 318, poco prima del rifugio Brentei, un cartello indica una sorgente.

Punti di appoggio
Rifugio Vallesinella (1513 Mt.), rifugio Casinei (1850 Mt.), rifugio Brentei (2175 Mt.).
Materiale necessario oltre al tradizionale

Solito materiale d'arrampicata. Necessarie staffe e fiffi. Sulla quarta lunghezza si trova un chiodo che necessiterebbe di essere ribattuto con un martello (noi non l'avevamo e staffarci sopra non è stato piacevole). Utili i friend per la prima lunghezza.

Caratteristiche dell'arrampicata

Descrizione generale
Impegnativa via d'arrampicata artificiale aperta in solitaria dal grande Umberto Marampon nell'estate del 1985 mentre dal rifugio Brentei un giovane Diego Filippi, che si trovava in gita con il padre, l'osservava muoversi con disinvoltura sulle staffe. Pochi anni dopo Filippi fece la prima ripetizione e con molta probabilità la nostra ne è stata la seconda.
Tutta la via è protetta con chiodi a pressione autocostruiti (soste comprese) e a volte la distanza è notevole. Dopo aver affrontato il grande tetto è da escludersi ogni ritirata a corda doppia.
Attacco, descrizione della via
Da Madonna di Campiglio (TN) seguire le indicazioni per Vallesinella dove vi è anche l'omonimo rifugio (1513 Mt.). Qui parcheggiare (6 euro). Imboccare il sentiero n. 317 che in circa 40 minuti conduce al rifugio Casinei (1850 Mt.) dal quale si prosegue sul sentiero n. 318 che dopo aver guadagnato repentinamente quota si porta nella Val Brenta e sale più dolcemente verso il rifugio Brentei (2175 Mt.).
Poco prima di giungere al rifugio salire verso sinistra lungo prato sino a giungere al cospetto della parete; traversare verso sinistra (viso a monte) sin sotto la verticale del grande tetto. L'attacco si trova in corrispondenza di un diedro (visibili i primi chiodi a pressione con fettucce bianche).

1° tiro:
salire lungo il vago diedro sino a raggiungere una cengetta. Qui proseguire per roccia molto bella lungo un diedro fessurato sin sotto ad uno strapiombino oltre il quale di trova la sosta (3 chiodi a pressione con cordone e anello di calata). 30 Mt., V+, A2.

2° tiro:
alzarsi leggermente sopra la sosta e superare un primo tetto. Proseguire obliquando leggermente verso destra e continuare in verticale sino ad uscire su di una comoda cengia dove si trova la sosta (3 chiodi a pressione ed un fix con anello - sulla sinistra si nota una linea con 2 fix il secondo dei quali ha il moschettone di calata...). 30 Mt., A2.

3° tiro:
salire in verticale a destra della sosta sin sotto al grande tetto. Affrontarlo direttamente (attenzione allo scorrimento delle corde - al nostro passaggio abbiamo trovato (e lasciato) 4 rinvii molto vecchi) e continuare in verticale sino alla sosta scomoda (3 chiodi a pressione). 35 Mt., A2.

4° tiro:
proseguire inizialmente in obliquo verso destra e successivamente in verticale sino alla sosta un po' precaria e scomoda (3 chiodi a pressione). 30 Mt., A2.

5° tiro:
continuare a sinistra della sosta e dopo circa 5 Mt. rientrare verso destra. Proseguire in verticale sino a superare un ultimo strapiombino dal quale di esce a destra su rocce semplici. Traversando ancora verso destra si trova una sosta su 3 chiodi a pressione. Anzichè raggiungere questa sosta, dal termine dei chiodi a pressione conviene spostarsi a sinistra e salire un canalino sino a raggiungere facili rocce dove si sosta su di uno spuntone. 45 Mt., A2, IV, III, II.

Per facili roccette si raggiunge il sentiero SOSAT n. 305B.
Discesa
Seguire il sentiero verso destra (viso a monte - presenti delle corde fisse e due scale). Quando il sentiero incomincia a guadagnare quota abbandonarlo e scendere verso destra lungo esili tracce sino a raggiungere il rifugio Brentei. Da qui rientrare al rifugio Vallesinella seguendo a ritroso i sentieri d'avvicinamento.

Note

Dal sito internet dimensionemontagna.it - Intervista ad Umberto Marampon:
"Estate 1985.
- Ciao Lorenzo, novità?
- Sì, a te che piacciono i tetti, ne ho visto uno di bello sulla parete di Cima Campiglio, quella che guarda il rifugio Brentei.
Vado in ricognizione, é proprio bello, anzi sono due, la roccia della parete ottima. Torno a casa entusiasta, preparo il materiale, prendo dieci giorni di licenza e parto. Arrivato a Madonna di Campiglio parcheggio l'auto a Vallesinella da dove in due ore si arriva all'attacco della parete che si trova a pochi minuti dal rifugio. Ho con me due zaini pieni di materiale e un borsone colmo di roba da mangiare e beveraggi vari.
La prima giornata la dedico a trasportare il materiale. Adotto il sistema già collaudato altre volte: uno zaino in spalla, il borsone in mano, l'altro zaino rimane a terra. Cammino per un po', scarico tutto, torno indietro, mi carico l'altro zaino, risalgo, prendo il borsone e così via. Alla fine impiego non due ma sei ore.
Strada facendo incontro tante persone che mi vogliono aiutare, rifiuto e ringrazio. Tra queste una giovane coppia, un Lui e una Lei.
Arrivato a circa venti minuti dalla meta mi vengono incontro per darmi una mano il Lui e la Lei, rifiuto ancora. Allora la Lei s'incazza e con durezza dice:
- Adesso basta, non c'è più nessuno che fa di queste fatiche!
Sarà stato il tono della sua voce o i suoi begli occhi, cedo.
Arrivati al rifugio entriamo, beviamo, parliamo e qui la bella sorpresa: la Lei é la pronipote del grande alpinista Ettore Castiglioni.
Usciamo. Con la scusa di aver bevuto il vino - che dà forza - mi carico tutto il materiale e proseguo per la parete.
Là fuori c'è il Detassis che mi dà un'occhiataccia, come dire: "Dove cavolo vuole andare quello lì con tutto quel peso?"
In quel momento mi sarei sprofondato.
Se non c'erano il Lui e la Lei non sarei andato al rifugio. Il mio programma lo evitava perché mi vergognavo sapendo che andavo ad aprire una nuova via in arrampicata artificiale in uno dei regni della libera e per di più davanti al rifugio del mitico Bruno Detassis.
Il pomeriggio del secondo giorno d'arrampicata arriva un forte vento, in un posto di sosta la corda non penzola ma svolazza sopra di me come una bandiera. La recupero velocemente prima che... come non detto, s'incastra 25 metri alla mia destra. Dopo un'ora di tira e molla, molla e tira decido d'abbandonarla, scendere, andare a casa e prenderne un'altra.
A questo punto sono obbligato a passare dal rifugio, non vedendomi in parete potrebbero pensare al peggio. Sull'uscio c'è il Detassis che mi dice:
- Hai abbandonato la corda!
Butto l'occhio sul tavolo di sinistra, vedo un binocolo, capisco, spiego cos'è successo e le mie intenzioni.
- Prendi lo zaino e seguimi.
Con fare furtivo mi porta in cucina, entra in una stanza, ne esce con una corda bianca attraversata da un sottile filo rosso.
- Prendi, é la corda di mio figlio, nascondila nello zaino e non dire a nessuno che te l'ho data.
L'avrei abbracciato, ma continuavo a vergognarmi.
Al quarto giorno d'arrampicata sotto una cappa di nebbia esco in cima.
C'è ancora luce, recupero la corda abbandonata, inizio la discesa. Mi sento chiamare:
- Berto! Bertooo!!
- Son quaaa! - rispondo.
Dal nebbione escono due amici bassanesi, Ermes e Maurizio. Abbracci, strette di mano.
- È quella la corda del Detassis?
- Sì! Chi ve l'ha detto?
- Il Bruno, giù al rifugio, lo sta dicendo a tutti!
- Come?! Un momento, raccontatemi tutti i particolari...
- Siamo partiti da Bassano, giù al parcheggio abbiamo riconosciuto la tua auto.
Il Berto qua?! Sicuramente starà arrampicando su qualche tetto! Lungo il sentiero non vediamo niente, ad un certo punto la nebbia si alza, davanti a noi si presenta una parete con due tetti. Due tetti?!
Scommettiamo che il Berto è lassù sotto la nebbia? Arrivati al rifugio ci infiliamo in un gruppo di persone che ascoltano il Detassis raccontare d'aver prestato la corda ad un tipo che da quattro giorni arrampica e canta su quella parete... ''Non ho mai visto scalare tetti in quel modo; ha chiodato, salito, sceso, risalito quei tetti sempre cantando come non fosse faticoso!". A sentire quelle parole scoppiamo a ridere. Si gira verso di noi: "Perché ridete?" ci dice.
"Lo conosciamo" diciamo noi "è un nostro amico, canta sempre!" e raccontiamo della scommessa fatta.
- Ma veramente ha detto quelle parole? Sì? Grazie, signor Detassis!"

Pubblicazioni

Questa relazione è stata inserita nella guida ARRAMPICARE Dolomiti sud-occidentali vol.1 edita da ViviDolomiti.
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Paolo ed Ermanno alla prima sosta
Ermanno inizia ad affrontare il grande tetto
   
Paolo
Ultima lunghezza
 
Ingrandisci
Dettaglio della parete con il tracciato della via Cismon 85
   
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