Descrizione generale
La Cima d'Ambiéz è senza dubbio la più frequentata dell'omonima valle. Sull'imponente scudo della sua parete est sono stati tracciati, nel corso degli anni, decine di itinerari. La caratteristica principale che li accomuna tutti è la stupenda qualità della roccia che si presenta molto ruvida e solida.
La via Patacorta è stata aperta in una giornata piovosa, il 15 luglio 2001 da Rosanna Bosetti, Fausto Ceschi, Giovanni Maccani e Elio Orlandi con la compagnia di Cesarino Fava "Patacorta" alla tenera età di 81 anni.
Si tratta di un itinerario divertente, su roccia nera e solida. Per la sua brevità, la buona chiodatura e la facile discesa, è particolarmente indicato come approccio alle vie più impegnative della parete.
Attacco, descrizione della via
Dal San Lorenzo in Banale (TN) si seguono le indicazioni per il ristoro Dolomiti dove è presente un ampio parcheggio. Da qui si imbocca la strada carrozzabile e si sale fino al rifugio Cacciatore. Questo tratto (circa 2-2,5 h.) è evitabile usufruendo del servizio taxi jeep. Dal Cacciatore si imbocca il sentiero n. 325 che sale al rifugio Silvio Agostini. E' anche possibile seguire la strada carrozzabile (n. 325 bis) che compie un giro più ampio. Il rifugio è contornato da molte cime. La Cima d'Ambiéz è forse la più imponente, già ben visibile anche dal rifugio Cacciatore, e si presenta con una grossa e compatta muraglia. Dal rifugio Agostini si imbocca il sentiero 358 che sale in direzione della vedretta d'Ambiéz. Si costeggiano le pareti sul lato sinistro del vallone (viso a monte) fino a giungere sotto lo zoccolo della Cima d'Ambiéz. Lo si supera facilmente con l'ausilio di tre brevi tratti attrezzati, che permettono di evitare di transitare sulla vedretta, e si giunge alla base della parete vera e propria. Si percorre l'esposta cengia verso sinistra (oltrepassando gli attacchi di numerose vie) fino al suo termine e si sale per le facili roccette (II) appena a destra di un canalino che sale obliquo verso sinistra (via Nomale). Giunti ad un primo terrazzino che interrompe il canale si trova una grossa clessidra con cordoni e maglia rapida. Qui attacca la via Patacorta.
1° tiro:
risalire la placchetta puntando allo strapiombino nero. Lo si supera con movimento verso destra e si risale fino al comodo terrazzino di sosta (1 chiodo+1 clessidra+cordone). 20 Mt., IV, V+, IV, 2 chiodi, 2 clessidre con cordone.
2° tiro:
seguire il diedro che, dopo una strozzatura, si allarga a canale. Poi uscire a sinistra e continuare per muretto verticale (o più facilmente seguendo il pilastrino sulla sinistra) sino a raggiungere una larga cornice. Spostarsi a sinistra fino alla sosta (1 chiodo+1 clessidra+cordini+maglia rapida). 40 Mt., V, IV, II, 1 chiodo, 1 clessidra con cordone.
3° tiro:
superare la soprastante placca e un successivo strapiombino oltre il quale si sosta
(1 grossa clessidra con cordoni).
10 Mt., V+, 2 chiodi, 2 clessidre con cordone.
4° tiro:
per le rocce nere leggermente strapiombanti sopra la sosta per poi obliquare verso sinistra fino alla base di un diedro biancastro. Lo si risale (passo di uscita non banale, attenzione che il chiodo è crepato e di dubbia tenuta) e si sosta (1 clessidra+cordoni+maglia rapida) appena oltre su comoda terrazza. 30 Mt., V-, V, 1 chiodo, 1 clessidra con cordino.
5° tiro:
seguire il canalino che poi piega verso sinistra (la via originale dovrebbe salire dritta per muretto articolato) fino ad una grossa cengia detritica. Spostarsi verso sinistra fino ad individuare la sosta (1 clessidra+1 fix+cordone+maglia rapida) della via Normale (ometto).
30 Mt., IV, III, 1 chiodo.
Da qui
è possibile proseguire fino in vetta seguendo la via Normale (molti tratti di II decisamente esposti). Sconsigliato anche
perché decisamente lungo.
Discesa
Si segue il tratto terminale della discesa lungo la via Normale che, proprio in questa zona, presenta i tratti più impegnativi e superabili con delle calate in corda doppia. L'ultima sosta della via Patacorta coincide con il primo degli ancoraggi di queste doppie. Si effettua una prima calata di 55 Mt. fino ad una cornice.
Guadagnata la forcella, effettuare un’ulteriore calata di 30 Mt. (2 fittoni+catena+anello) per poi scendere lungo facili roccette (II, presente una sosta per un’eventuale calata) fino alla cengia che riporta all'attacco. Mediante lo stesso percorso d'avvicinamento, ritornare al rifugio Agostini e quindi al parcheggio. |