Cima Cason di Formin - Diedro Dallago/Costantini

Zona montuosa Dolomiti - Gruppo Croda da Lago Località di partenza Loc. Rucurto - Cortina d'Ampezzo (BL)
Quota partenza 1750 Mt. Quota di arrivo 2350 Mt. circa (forcella di discesa)
2376 Mt. la vetta
Dislivello totale +300 Mt. per l'attacco
+300 Mt. la via (320+80 Mt. facili lo sviluppo)
Sentieri utilizzati n. 437, 435 un tratto
Ore di salita 1 h. per l'attacco
3 h. 30' la via
Ore di discesa 1 h.
Esposizione Nord-ovest Giudizio sull'ascensione Molto bella
Data di uscita 06/11/2004 Difficoltà IV+, V
Sass Balòss presenti
Luca, Bertoldo.
Condizioni climatiche, dei sentieri e della roccia
La giornata era abbastanza serena di mattina, poi col trascorrere delle ore tutto il cielo è divenuto grigio. Il clima abbastanza rigido, ma per fortuna non eravamo molto esposti al vento.
Il sentiero per l'attacco è ben tracciato e segnalato fino al ghiaione sotto la parete, dove si sale un po' a intuito.
Roccia ottima lungo tutto il percorso, tranne il canale terminale molto detritico.
Eventuali pericoli
Soliti da arrampicata in ambiente.
Presenza di acqua
No. Solo il torrente lungo l'avvicinamento.
Punti di appoggio
Nessuno.
Materiale necessario oltre al tradizionale
Normale dotazione da arrampicata. Portare cordini e chiodi. Dadi e friend possono risultare utili. Ottimali due corde da 60 Mt.
Caratteristiche dell'arrampicata

Descrizione generale
Itinerario aperto il 23 settembre 1970 da Franz Dallago e D. Costantini che sale, con percorso molto logico, un bellissimo diedro lungo la parete nord-ovest della Cima Cason di Formin.
La via non termina in vetta, ma circa 30 Mt. sotto di essa. Da qui è possibile raccordarsi alla via Dibona per salire in vetta (III) oppure portarsi direttamente alla forcella di discesa (soluzione da noi adottata e descritta).
L'ambiente è bello ed abbastanza isolato.
Attacco, descrizione della via
Seguire la strada che da Cortina porta al passo Giau e parcheggiare in località Rucurto nei pressi dell'imbocco del sentiero n. 437 che sale al rifugio Palmieri. Il sentiero è indicato e ben visibile dalla strada. Percorrerlo (inizialmente occorre abbassarsi e attraversare un torrente) fino a raggiungere il bivio con il sentiero n. 435 (palina - 40' circa). Proseguire a destra lungo il 435 fino a raggiungere la completa visuale della parete. In corrispondenza di un masso con segnavia, dove il sentiero piega decisamente a destra, abbandonarlo e proseguire per tracce (ometto) risalendo il ghiaione fin sotto la parete.
Sulla montagna prendere come punto di riferimento la grossa parete gialla a sinistra. Individuare alla sua destra, a circa 1/3 dell'altezza, una grossa conca. Sopra questa si biforcano due diedri che salgono separati fino alla vetta. La nostra via segue quello di destra mentre lungo quello di sinistra corre la via "Dibona" (Angelo Dibona, L. Apollonio, Olga e R. Zardini, 17 luglio 1930).
L'attacco originale della via si trova sulla verticale della conca e sale lungo una fessura verticale (V). In alternativa si può attaccare la via "Dibona" che si trova circa 20 metri più a sinistra (III-IV). Poche decine di metri più a destra, sulla parete ovest, attacca la via Alverà/Menardi.

1° tiro:
abbiamo attaccato dalla via "Dibona". Salire per rocce gradonate obliquando leggermente a destra fin sotto la grossa conca. Qui sostare (3 chiodi). 50 Mt., III, III+.

2° tiro:
seguire il canale con alcuni massi incastrati da superare direttamente fino a raggiungere la conca (chiodo). Da qui il diedro si biforca, seguire il ramo di destra. Superare una prima parete stando molto vicini alla fessura del diedro (chiodo+fettuccia) per poi spostarsi 3-4 Mt. a destra e riportarsi successivamente a ridosso del diedro sfruttando una piccolissima cengia. Da qui nuovamente in verticale fino a raggiungere una lama sulla quale sostare (ottimi ancoraggi) anche comodamente seduti (vedi foto). Poco sopra la lama c'è un chiodo.
55 Mt., III, IV, IV-, 2 chiodi.

3° tiro:
dalla sosta salire stando inizialmente vicini alla fessura. Dopo circa 5 Mt. portarsi gradatamente a una decina di metri dal diedro e proseguire sulla parete ora più impegnativa. Superare un passaggio abbastanza delicato e poi avvicinarsi nuovamente alla fessura del diedro. Sostare su un piccolo terrazzino (2 chiodi). 45 Mt., IV, IV+.

4° tiro:
alzarsi sopra la sosta per alcuni metri molto esposti ma ben appigliati per uscire poi su facili rocce. Puntare alla parete grigia subito a destra della zona strapiombante gialla. Presenza di due soste. Conviene utilizzare quella più alta, sulla parete grigia a ridosso del diedro.
40 Mt., IV, III+, II.

5° tiro:
superare i primi metri utilizzando la fessura del diedro per poi lasciarla e spostarsi più al centro della parete per rocce leggermente più facili. Superare poi un settore verticale abbastanza esposto e sostare (2 chiodi). 35 Mt., IV+, IV-, III.

6° tiro:
salire stando circa 10 metri a destra del diedro per rocce esposte ma ben appigliate. Poi più facilmente fino alla sommità della parete.
45 Mt., IV-, III, IV, II.

7° tiro:
salire i semplici sfasciumi fino ad identificare una traccia con alcuni ometti. Seguirla traversando verso destra portandosi alla base dell'ultimo salto della parete. Da qui è possibile salire verso sinistra e percorrere l'ultimo tratto della via Dibona (ometto) raggiungendo la cima; oppure seguire il canale che sale verso destra raggiungendo direttamene la forcella per iniziare la discesa. Seguire il canale; dove si incassa cercare la sosta sul bordo destro (1 clessidra con cordone). 80 Mt. circa, I, II.

8° tiro:
seguire il canale fino ad un primo masso che ostruisce il passaggio. Superarlo sulla sinistra su roccia viscida (V-) e poi portarsi a ridosso dell'enorme masso che chiude il canale. Si sosta (1 chiodo, nel 2019 diventati 2 chiodi+cordino) alla sua base sul lato sinistro del canale. Attenzione ai numerosi sassi che è facile smuovere. 20 Mt., I, V, 1 chiodo, 1 clessidra con cordone.

9° tiro:
superare la breve paretina viscida ma con buoni appigli; poi continuare facilmente fino alla forcella dove un'altro grosso masso forma una finestra naturale. Qui attrezzare la sosta. 20 Mt., V, I.
Discesa
Anche nel caso si raggiunga la cima si transita da questa forcella per la discesa. Attraversare la "finestra" e scendere nel ripido canale sottostante. Dopo i primi metri il sentiero diviene meno impegnativo; seguirlo verso sinistra fino ad una forcella dalla quale si imbocca il canalone detritico che in breve porta nuovamente nei pressi dell'attacco. Rientrare all'auto percorrendo a ritroso il sentiero di avvicinamento.

Note
In teoria nell'ultima lunghezza dovrebbe essere possibile evitare il tratto di V passando attraverso un piccolo foro dietro al masso che sbarra il passaggio. Noi non abbiamo tentato di passarci ma, a vederlo, sembrava quasi impossibile farlo.
Commenti vari
Si narra anche che sia possibile azzerare lo stesso passaggio incastrando un dado medio-grande nella fessura tra masso e parete. Liberi di provarci, ma Luca è volato per ben 2 volte e se fosse stato possibile azzerare... avrebbe sicuramente onorato la sua presenza nel C.AZZ.O.
Alcune relazioni spacciano la via per ben attrezzata ma, a parte alcune soste (da collegare) e qualche chiodo, non si trova molto.
Pubblicazioni

Questa relazione è stata inserita nella guida ARRAMPICARE Dolomiti nord-orientali vol.1 edita da ViviDolomiti.
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Bertoldo sul secondo tiro Luca alla seconda sosta
   
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Bertoldo sulla difficile parete del terzo tiro Panorama dalla seconda sosta
   

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Soddisfatti della via Non curanti del gelido clima invernale
   
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Il nostro "albergo"

Cima Cason di Formin con i tracciati delle vie:
Diedro Dallago/Costantini e Alverà/Menardi