Cimone della Bagozza - Spigolo Cassin (con variante di uscita)

Zona Montuosa Alpi Orobie - Sottogruppo del Camino Località di partenza Rifugio Bagozza - Schilpario (BG)
Quota Partenza 1594 Mt. Quota di arrivo 2409 Mt.
Dislivello totale +530 -10 Mt. per l'attacco
+295 Mt. la via (440 lo sviluppo)
Sentieri utilizzati n. 417
Ore di salita 1 h. per l'attacco
6 h. la via
Ore di discesa 1 h. 40'
Esposizione Nord Giudizio sull'ascensione Bella
Data di uscita 12/09/2010 Difficoltà VI+/V+, A0
Sass Balòss presenti
Luca, Bertoldo.
Condizioni climatiche, dei sentieri e della roccia

Il tempo durante tutta la mattinata è stato splendido anche se un po' freddo. Nel pomeriggio invece s'è alzata una fitta nebbia che a momenti si diradava un po'. I sentieri che si percorrono sono evidenti ed in buono stato tranne alcuni tratti nei canaloni dove la traccia diviene poco marcata e la progressione diventa più faticosa.
La roccia in via è generalmente friabile nella parte bassa dello spigolo; migliora in alto, oltre il tiro chiave, ma non diventa eccezionale.

Eventuali pericoli

Soliti da arrampicata in ambiente. La roccia friabile rende la salita decisamente impegnativa.

Presenza di acqua
No.
Punti di appoggio
Il rifugio Bagozza situato lungo la strada che da Schilpario sale al Passo del Vivione.
Materiale necessario oltre al tradizionale

Solito da arrampicata. Portare con se cordini, friend e dadi per integrare. Eventualmente un martello per ribattere i chiodi.

Caratteristiche dell'arrampicata

Descrizione Generale
Grandiosa via aperta da Riccardo Cassin, Aldo Frattini e Rodolfo Varallo l'8 luglio del 1934 in 15 ore. La via regala un'arrampicata di soddisfazione alternando fessure a diedri, strapiombi a placche. La friabilità della roccia, la chiodatura vetusta e l'esposizione a nord fanno di questo itinerario una via decisamente impegnativa in grado di "regalare" un'esperienza alpinistica notevole a chi la ripete!
A causa proprio della friabilità della roccia le prime quattro lunghezze di corda sono state abbandonate ed oggi è abitudine attaccare dall'adiacente via Bramani. Dopo il settimo tiro la roccia migliora ma occorre prestare sempre molta attenzione ai numerosi massi instabili (noi abbiamo seguito una variante, pare che sulla via originale la roccia sia meglio).
La via è dedicata alla memoria di Angelino Panelli morto tragicamente il 9 luglio del 1932 mentre tentava di aprire una via sulla parete nord del Cimone della Bagozza.
Attacco, Descrizione della via
Da Schilpario (BG) imboccare la strada che sale al Passo del Vivione e raggiunto il rifugio Bagozza parcheggiare. Imboccare la strada sterrata che in breve conduce alla Malga Campelli di Sotto; continuare ancora lungo la strada in direzione del Passo dei Campelli sino a raggiungere un prato dove su di un grosso masso si trova una Madonna in bronzo. Qui abbandonare la strada e imboccare verso destra il sentiero n. 417 che in breve conduce al laghetto dei Campelli; continuare in direzione del Cimone della Bagozza e del suo imponente spigolo.
Salire il ghiaione, quasi in prossimità dello spigolo della Torre Nino (avancorpo del Bagozza), abbandonare il sentiero principale e seguire una vaga traccia che, costeggiando le pareti, sale in direzione dello spigolo vero e proprio (attacco originale, targa di marmo). Continuare verso destra raggiungendo la base del grande canale/camino che incide la parete Nord-Ovest (attacco della via "Bramani").

1° tiro:
salire lungo il canale sino a raggiungere un terrazzino dove si trova la sosta (clessidra con cordini).
58 Mt., II, III, 1 cordone su masso incastrato.

2° tiro:
dalla sosta abbassarsi leggermente verso sinistra. Salire una rampa che conduce ad un camino a metà del quale si trova la sosta (2 chiodi con cordini). 25 Mt., I, III, IV, 1 chiodo.

3° tiro:
salire ancora lungo il camino, superato un grosso blocco incastrato stare a sinistra. Salire sino a raggiungere lo spigolo, aggirarlo e sostare (2 chiodi con cordone). 30 Mt., IV, IV+, III, II, 1 chiodo.

4° tiro:
superare la paretina a sinistra della sosta, indi continuare per rampa appoggiata verso destra sino alla sosta (2 chiodi con cordone e maglia rapida). 20 Mt., IV+, III, II.

5° tiro:
traversare a destra per circa 4 Mt., poi continuare in verticale sino ad una grande terrazza chiusa da una parete strapiombante giallastra. Sfruttare la sosta di una via sportiva (2 spit+chiodo+cordone). 45 Mt., IV, III, 3 chiodi, 1 sosta intermedia (2 chiodi con cordoni).

6° tiro:
dalla sosta spostarsi a destra, abbassarsi pochi metri nel canalino e sostare (1 chiodo+clessidra+cordino). 7 Mt., II.

7° tiro:
lunghezza chiave della salita. Traversare a destra e poi alzarsi sino a raggiungere una fessura obliqua che sale verso sinistra. Sostare comodamente su 2 clessidre in corrispondenza del filo dello spigolo. 35 Mt., IV+, V+, VI+ oppure V+ e A0, 17 chiodi.

8° tiro:
salire dapprima leggermente in obliquo verso sinistra e successivamente in verticale sino ad una paretina che si supe
ra con un passo atletico. Obliquare poi a sinistra sino alla base del diedro (2 chiodi+cordino+maglia rapida). 30 Mt., III, 1 sosta intermedia (2 chiodi).

9° tiro:
salire il diedro sino alla placca sotto il tetto; superarla raggiungendo il bordo sinistro del tetto e poi continuare lungo un diedrino sino a quando è possibile spostarsi a destra. Superare uno strapiombino e sostare (2 chiodi con cordone).
A metà tiro abbiamo seguito una variante, sotto al tetto l'originale esce a destra (vedi note in fondo alla relazione).
40 Mt., IV+, V+, 7 chiodi di cui 1 con cordone, 1 cuneo con cordino. (Presenti altri chiodi spostati dalla linea di salita da noi percorsa).

10° tiro:
obliquare a sinistra per placchette puntando al grande diedro situato a sinistra dello spigolo. Raggiunta una cengetta erbosa spostarsi a destra sino alla sosta (2 chiodi+cordonino+maglia rapida). La sosta è situata circa 6 Mt. a destra del diedro.
35 Mt., II, III, 1 chiodo, 1 sosta intermedia (2 chiodi+fettuccia).

11° tiro:
obliquare a sinistra sino al diedro. Seguirlo sino a dove diventa strapiombante; superare lo strapiombo sfruttando la fessura di destra e poi proseguire nel diedro che diviene canale sino alla base di un camino dove si sosta (1 chiodo da integrare).
35 Mt., V, V+, 4 chiodi, 1 clessidra con cordone.

12° tiro:
una frana ha interessato la prima parte del sovrastante camino rendendolo decisamente più impegnativo. Salirlo (attenzione al muschio) sino al suo termine. Seguire la successiva fessura verso sinistra sino ad una zona di semplici risalti rocciosi. Piegare a destra individuando la sosta (2 chiodi). 40 Mt., V+, V, IV, II, 1 chiodo a sinistra (irraggiungibile per via della frana), 1 chiodo, 2 clessidre.

13° tiro:
aggirare lo spigolo a destra e seguire un vago canalino sino a raggiungere la cresta che conduce all'anticima. Attrezzare una sosta su spuntone. 40 Mt., III, II, I.

Dall'anticima seguire la traccia di sentiero che si raccorda alla via normale (sentiero n. 417) e che conduce in vetta.
Discesa

Dalla vetta tornare pochi metri verso l'anticima ed imboccare verso destra il sentiero della via normale (n. 417). Seguire l'evidente traccia sino ad un canalino oltre il quale si giunge al ghiaione percorso durante l'avvicinamento. Da qui rientrare alla macchina seguendo a ritroso il tracciato percorso in salita.

Note

Da metà del nono tiro fino alla vetta abbiamo seguito una variante. La scelta non è stata voluta, ma sembrava la via più logica... avevamo però qualche dubbio poiché le difficoltà erano superiori a quelle indicate sulla relazione di Savonitto.
Di seguito una sintetica descrizione di come dovrebbe essere la via originale:
giunti sotto al tetto della nona lunghezza la via originale esce a destra (e non a sinistra) proseguendo per rampa in obliquo verso destra 40 Mt., III. Dritti, si supera un tettino sulla sinistra e si obliqua a destra 30 Mt., V+, IV, III. In obliquo a destra per diedrino poi tornare a sinistra 30 Mt., IV+. In verticale sopra la sosta 30 Mt., V-, V+. Per rocce gradinate verso sinistra fino all'anticima 60 Mt., II, III.

Commenti vari

Da "Capocordata" di Riccardo Cassin edito da CDA Vivalda:
"[...] L'idea del Cimon della Bagozza non è stata mia anche perché quello spigolo ribelle si trova in un terreno per me completamente nuovo: il gruppo del Camino, di tipo dolomitico, tra la Valle Camonica e la Valle di Scalve nelle Alpi Orobie. E' stato l'amico Frattini a convincermi ad andare: "Diamogli solo un'occhiata, senza impegnarci a fondo" diceva tirando fuori dal portafogli alcune fotografie di una superba piramide di roccia che si protende erta, dritta, evidenziata dai due canaloni che si incidono ai lati. "Questa lancia", aggiungeva per tentarmi "è il più affilato spigolo della Bergamasca e ha respinto tutti quelli che l'hanno tentata e ritentata".
[...] Da dieci anni cordate di ottimi scalatori sferravano assalti, ma uno strapiombo di venti metri li aveva respinti tutti.
[...] Lasciamo la macchina alla malga Campelli di Sotto e raggiungiamo un bel laghetto: la montagna vi si riflette nitida come in uno specchio, e gemme di rugiada luccicano sui fili d'erba delle sponde. Dopo un così idilliaco inizio, tosto cominciamo a sudare su un pendio detritico lottando con gli sfasciumi, e, in circa un'ora di cammino, siamo alla base dello spigolo. Un entusiasmo pieno di brio è in noi: sarà la luminosità del primo mattino, saranno i contrasti fra i verdi più e meno chiari dei prati e dei boschi, e questa costiera prepotente che si staglia nel cielo senza una nuvola... A tutto ciò per me si aggiunge la curiosità di vedere come si presentano i famosi venti metri di strapiombo. Li supereremo?
[...] Ecco la chiave dell'ascensione: lo spigolo viene avanti in una netta sporgenza di roccia compatta e liscia. Scorgiamo i primi segni dei precedenti tentativi, qui tutti falliti. Prima di cimentarci a nostra volta ci sediamo ad apprezzare il contenuto dei sacchi, placando la fame stimolata dall'alzataccia e dell'aria fine e pungente.
[...] Scrutando, intravediamo un possibile passaggio: mi abbasso seguendo una spaccatura su parete liscia, in esposizione completa, ed entro in un piccolo colatoio. Anche questa volta trovo la traccia di un precedente tentativo: un chiodo con anello di corda segna il punto dove ebbe termine. Uno sguardo in su mi da la spiegazione della rinuncia: il colatoio sale verso sinistra e in alto si perde in una parete priva di appigli. E' li che non si passa, ed è li che devo passare. Raggiunto con dure manovre quel punto, trovo una piccola fessura che piega ancora verso sinistra e mi conduce, a prezzo di due ore di fatiche ininterrotte, sino a una piazzola di sosta.
[...] La sensazione di avercela fatta ci da una muta esaltazione. La vastità delle cortine dei monti, l'aerea vertigine di questa via, lasciano attoniti l'occhio e l'animo. Il sole è tramontato in un cielo striato di vermiglio, le provviste e l'acqua sono terminate e la parete è al suo ultimo tratto. Per rocce più facili saliamo fino a un altro colatoio che porta quasi al termine dello spigolo. Anche qui, come sempre, roccia facile significa scarsa sicurezza: l'erosione atmosferica ha libero campo sulle cime, e molti sassi si muovono obbligando a sostituire alla foga un'estrema attenzione per non colpire quelli che stanno sotto.
[...] Quando arriviamo a Schilpario, mandiamo giù un boccone e ci consultiamo. Potremmo dormire qui, ma domani è giorno feriale e ognuno ha i suoi impegni. A che serve la Kiribiri (automobile n.d.r.) se non la si sfrutta nei momenti di emergenza? Ci accomodiamo nello stesso ordine di ieri sera e partiamo. Non passano venti minuti che Varallo, diserta vergognosamente la compagnia abbandonandosi ad un sonno beato. Da parte mia faccio sforzi su sforzi per non assopirmi: in macchina, in treno, e sempre quando sono seduto su un mezzo di trasporto recupero le energie dormendo saporitamente. In questo caso però la cosa è diversa perché anche Frattini è stanco morto e ogni tanto minaccia di addormentarsi al volante. La Via Mala, tortuosa, malfida e incassata in una gola di roccia non consente di certo questi scherzi. Fino a Darfo ce la faccio a stare sveglio, lungo il lago d'Iseo ho un occhio aperto e uno chiuso, poi...
Ci svegliamo di soprassalto con una serie di sobbalzi. Che cosa è stato? Oh, nulla: sono i cubetti bianchi di poco rialzati da terra che segnano il margine della strada. L'uomo al volante ha chiuso gli occhi anche lui e c'è finito sopra. Gli facciamo i più sinceri complimenti perché, anche a palpebre abbassate, ha mantenuto la giusta direzione. "Dormite tranquilli" dice Frattini con il suo ottimismo. "E' stato un attimo... ma ora mi sento pienamente sveglio". Ci crediamo poco, ma obbediamo volentieri. Ed ecco che una nuova serie di sobbalzi ci porta nel mondo delle cose che si toccano. Benché l'amico voglia proseguire, assicurandosi che è stata un'altra "svista", per evitare un più brusco risveglio lo convinciamo a sostare. "Basta un'ora di sonno" diciamo e, fermi al margine della strada, ci addormentiamo.
Quando mi sveglio, il sole è già alto nel cielo.[...]"
.

   
Luca nel canale della terza lunghezza
Matteo sulla terrazza della quinta sosta
   
Settima lunghezza. A sinistra Luca sul traverso iniziale, a destra Matteo a metà tiro
   

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Matteo nel diedrino iniziale del nono tiro

Verso il diedro dell'undicesima lunghezza

   
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 In vetta avvolti dalla nebbia

Versante nord del Bagozza con il tracciato della via.
(Attacco per la via Bramani e variante d'uscita)a

   

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