Monte Adamello

Zona montuosa Adamello/Presanella Località di partenza Malga Bedole - Val di Genova (Pinzolo - TN)
Quota partenza 1584 Mt. Quota di arrivo 3554 Mt.
Dislivello totale +1970 Mt. Data di uscita 02-03/06/2003
Ore di salita 3 h. 30' primo giorno
3 h. 30' secondo giorno
Ore di discesa 5 h. 30'
Sentieri utilizzati Non numerati Giudizio sull'escursione Ottima
Sass Balòss presenti Gölem, Luca, Bertoldo Difficoltà F+
Condizioni climatiche, dei sentieri e del ghiacciaio

Alla partenza il tempo era buono, cominciava ad essere un po’ tardi, siamo arrivati al rifugio della Lobbia col buio. Il sentiero del Matarot nella parte bassa è poco tracciato e infestato dalla vegetazione, ottimo il tratto superiore attrezzato. La traccia sul ghiacciaio varia a seconda delle condizioni dello stesso, procedere con prudenza. Il sentiero usato per la discesa, che transita dal rif. Città di Trento al Mandrone, è ottimamente segnato, con panchine e indicazioni frequenti.

Eventuali pericoli

Quelli dell’alta quota e della progressione su ghiacciaio: pendio ghiacciato non eccessivo, ma c’è rischio di caduta in crepacci, tratti di arrampicata max. I° grado sulle roccette finali che portano in vetta.

Presenza di acqua

L’Adamello trasuda acqua da tutte le parti.
Rivoli di scioglimento dei ghiacciai, ruscelli e corsi d’acqua superficiali di fusione sul ghiaccio.

Punti di appoggio

Rifugio Caduti dell’Adamello alla Lobbia Alta (monumento nazionale) e Rifugio Città di Trento al Mandrone.
Inoltre lungo il percorso sul grande ghiacciaio è possibile ripararsi presso i bivacchi Giannantonj e Ugolini.

Materiale necessario oltre al tradizionale
Ramponi, piccozza, corda e materiale per assicurarsi, occhiali da sole ad alta protezione, abbigliamento idoneo al freddo dell’alta quota.
Caratteristiche dell'escursione

PRIMA PARTE (sabato 2 agosto 2003):
Dal malga Bedole (1584 Mt.) in breve si giunge al rif. Collini (1641 Mt.), proseguire lungo la strada sterrata. Alla fine della strada seguire il sentiero (indicazioni  rif. Caduti dell’Adamello), si traversa un pascolo in mezzo alla valle (ponte su torrente, 1790 Mt.) poi la traccia prende a salire (sentiero un po’ selvaggio come manutenzione) in direzione del salto roccioso dove una volta scendeva la lingua del ghiacciaio della Lobbia (ora il fronte si è ritirato molto più in quota). Bella la vista sulle cascate che precipitano dall’enorme e levigato gradone di granito.
Transitati dall’ex malga Matarot si sale ancora raggiungendo il costone roccioso, dove inizia il tratto attrezzato. Si tratta di una corda metallica che facilita la progressione (non che ce ne fosse un gran bisogno) su delle placche di roccia levigate dal ghiacciaio. Stupenda e selvaggia la vallata, pochissimo frequentata, di sapore tipicamente adamellino.
Il tratto attrezzato prosegue un bel po’ fino a che giunti su un gradone di roccia ci si affaccia sulla sottostante vedretta della Lobbia. Si continua la salita (ora meno ripida) costeggiando il ghiacciaio, poi si costeggia la montagna apprestandosi all’evidente passo sulla destra (il passo della Lobbia Alta), la traccia sfiora quasi il limite del ghiacciaio e porta al passo (3030 Mt.), dove c’è una casetta in legno.
Dal passo si svalla e poche decine di metri a destra c’è lo storico rifugio della Lobbia (3020 Mt.), che una volta era addossato al ghiacciaio del Mandrone, ora parecchie decine di metri più in basso.

SECONDA PARTE (domenica 3 agosto 2003):
Dal rifugio si scende sul ghiaione fino alla superficie del ghiacciaio, si traversa il breve tratto che conduce dall’altra parte del colatoio ghiacciato che scende dal passo. Scendere lungo i sassi della morena fino a giungere all’enorme ghiacciaio principale (attenzione al crepaccio terminale).
Si inizia a percorrere il pianoro ghiacciato verso sud-ovest (crepacci) salendo gradatamente. Qui il paesaggio è monotono ma superbo, una grandissima distesa di ghiaccio, larga chilometri, e si procede attorniati dalle cime rocciose che la contornano (Cresta Croce e Corno Bianco su tutti). La traccia si dirige verso la parte alta del pianoro, detta Pian di Neve (in territorio lombardo). Giunti nella zona detta Passo Adamè (3128 Mt., in realtà non è un passo, solo una poco marcata depressione del ghiacciaio) si compie una virata a destra (direzione ovest) verso il già visibile monte Adamello, si percorre ora il Pian di Neve. A sinistra è visibile sul margine del ghiacciaio (a distanza) la bassa cresta rocciosa dei corni di Salarno, facendo bene attenzione c’è una bivacco arancione sulle rocce affioranti, è il bivacco Giannatonj (3168 Mt.) che dispone di 6 strette cuccette (solo per emergenza).
Si prosegue tenendosi pressappoco al centro del Pian di Neve poi, prima di arrivare sotto la piramide della vetta ci sono due possibilità: salire dalla cresta Sud Ovest (in tal caso seguire la traccia che va a sinistra della vetta, per poi attaccare la cresta, è presente poco distante dall’attacco della cresta un altro bivacco, l’Ugolino Ugolini), oppure dalla cresta a destra della vetta, la cresta est.
Noi saliamo dalla cresta est.
Dirigersi a destra risalendo il pendio che porta ad una selletta che intaglia la cresta, visibile già dal basso. Giunti alla fine del pendio, poco sotto la sella (3450 Mt.) attaccare le roccette a sinistra (c’è anche una traccia poco marcata nei tratti su terra) che con dei bei passaggi fanno salire gli ultimi 100 metri di quota, giungendo in breve in vetta, dove sono poste numerose croci.
La discesa per lo stesso percorso fino a sotto il rifugio della Lobbia (non salire fino al rifugio, mantenersi sotto, sul ghiacciaio). Poi proseguire lungo la lingua della vedretta del Mandrone, che man mano si assottiglia; giunti a delle placche rocciose sul margine destro (scendendo) della vedretta (indicazioni in vernice che dicono di attraversare) prendere a traversare la lingua, facendo attenzione ai crepacci, e puntando all’altra sponda. Si giunge dopo 25 minuti di traversata alle rocce dove parte il sentiero che seguiremo in discesa, si possono togliere i ramponi.
Il sentiero in 1 ora di discesa porta al rifugio Città di Trento al Mandrone (2449 Mt.), ma lungo il tragitto soffermarsi al piccolo laghetto poco sotto il rifugio, dove si specchiano le tre piramidi delle Lobbie.
Dal rifugio si scende lungo l’evidente sentiero verso il rif. Collini, subito dopo la partenza dal Città di Trento è possibile visitare un bel cimitero di guerra austriaco, ben conservato. Poco dopo, sempre lungo il sentiero, c’è una vecchia costruzione riadattata a osservatorio glaciologico, in pratica un piccolo museo con dati, rilevazioni, ricostruzioni e stime sui ghiacciai della zona, e dei pannelli didattici.
La discesa prosegue lungo il sentiero, attrezzato in alcuni punti panoramici con delle panchine, si debbono affrontare centinaia di piccoli tornanti, poi si cala fino al rado bosco di larici, e in breve si sbuca al rif. Collini al Bedole.
Lungo la sterrata in pochi minuti si giunge alla Malga Bedole, dove si era parcheggiata macchina.

Note

L’Adamello è un gruppo ancora poco battuto, e conserva sul suo acrocoro sommitale il più grande dei ghiacciai italiani.
Fu teatro nel 15-18 di aspri combattimenti tra italiani e austriaci, e moltissimi furono i caduti. Rimangono ancora numerosi resti di fortificazioni e armamenti.
Attenzione, è facile trovare residuati bellici inesplosi, potenzialment
e pericolosi.
Noi abbiamo trovato il ghiacciaio in pessime condizioni, niente neve, moltissimi crepacci aperti che obbligano a ampi giri per passare, nonché a dei salti per superarli.

«Questo altipiano di vasti e scintillanti ghiacciai sembra, veduto da lontano, un tavoliere risplendente che affascina l'immaginazione; più da vicino manifesta l'aspetto, il carattere, di una zona selvaggia glaciale, come se ne vede nelle illustrazioni di regioni polari quali la Groenlandia o lo Spitzberg» (Freshfield).

 

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Nei pressi della malga Matarot

Ghiacciaio della Lobbia

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Resti della Guerra del 15'-18'
Rifugio Caduti dell'Adamello

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Pian di neve

Luca, Gölem e Bertoldo in vetta

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Bertoldo pensieroso
Le tre Lobbie

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Luca, Gölem e Bertoldo scoppiati

 
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